mercoledì 10 gennaio 2018

Occupazione precaria

Più occupati ma anche più precari. Dalle tabelle pubblicate ieri dall’Istat vengono fuori due tendenze sui giovani. La prima è che ci sono più ragazzi e ragazze al lavoro, e questo è senza dubbio positivo. La seconda è che sta peggiorando la qualità del lavoro, visto che a trainare la crescita sono soprattutto i contratti a termine.
Nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione, cioè la percentuale di disoccupati sul totale degli attivi, è sceso a novembre al 32,7%.
Rispetto al mese precedente il calo è di 1,3 punti percentuali.
Ma siamo ancora lontani dal periodo pre crisi: all’inizio del 2007 la disoccupazione degli under 24 era poco sopra il 20%.
Segnali positivi anche dal tasso d’occupazione, cioè la quota degli occupati sul totale degli attivi. Sempre a novembre, rispetto al mese precedente e nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni, è salito di mezzo punto percentuale. Mentre è sceso di 0,2 punti il tasso di inattività, cioè la percentuale dei giovani che non cercano lavoro. Fin qui la tendenza positiva. Poi c’è quella negativa. Tra settembre e novembre è cresciuto di 85 mila unità il numero dei lavoratori dipendenti di tutte le classi d’età. Ma quel segno più è dovuto a un boom dei lavoratori a termine, cresciuti di 101 mila unità. Che ha più che bilanciato il calo dei lavoratori con un contratto stabile, scesi di 16 mila unità. Se alziamo ancora la lente di ingrandimento e consideriamo quello che è avvenuto nell’ultimo anno le cose migliorano. Ma di poco. Rispetto al novembre 2016 i lavoratori dipendenti sono cresciuti di quasi mezzo milione. Solo 48 mila, però, hanno un contratto a tempo indeterminato. Tutti gli altri sono a termine.

LA bufala
Per riequilibrare c’è solo una possibilità fare costare di più i contratti a termine.
In ogni caso essendo contrati a tutela decrescente il licenziamento costa solo un mese di stipendio all’anno.
Il problema è che le imprese guadagnano poco e aumentano i periodi di chiusura.

Quindi l’occupazione annuale è un sogno.
Si può aumentare la pressione fiscale ma non si può costringere un imprenditore a lavorare in perdita!

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