Querela giornalisti. D’Alema
Ha incaricato i suoi avvocati di procedere. A un cronista ha
detto: “Mi dia il suo nome, la denuncio”. Replicano Odg, Fnsi e Ossigeno:
bisogna accettare le domande
È scontro – e non è una novità – tra Massimo D’Alema e i
giornalisti dopo che l’esponente del Pd ha annunciato azioni giudiziarie contro
quanti hanno fatto o faranno allusioni sui suoi reali rapporti con la
cooperativa Cpl Concordia. In particolare D’Alema ha risposto con toni
spropositati, salvo poi dirsene dispiaciuto, a Filippo Barone, un giornalista
della redazione di Virus (RaiDue) che gli aveva rivolto una domanda
sul vino di sua produzione acquistato dall’azienda ora indagata.
L’ex presidente del Consiglio risponde a domande
sull’acquisto del suo vino, nega vendite di favore e collegamenti fra
l’episodio e l’inchiesta per corruzione in corso. Ma dopo la domanda di Barone
perde le staffe e sbotta: “Lei ha detto che ho venduto il vino durante una
convention del Pd? Come si chiama lei, scusi? Devo trasmettere al mio avvocato
questa informazione. Avrà una denuncia”. Più tardi, parlando con altri
cronisti, D’Alema dirà: sono dispiaciuto di essermi “arrabbiato con un vostro
collega”.
L’onorevole D’Alema – spiegano i legali – non ha
personalmente ricevuto alcunché dalla cooperativa Cpl Concordia, né
direttamente né indirettamente. La Cpl Concordia ha acquistato copie del
libro Non solo euro in occasione di una manifestazione politica in
vista delle consultazioni elettorali europee del 2014 e, nell’arco di un
biennio, circa 2.000 bottiglie di vino dell’azienda agricola della famiglia del
presidente D’Alema, regolarmente fatturate e pagate con bonifici a quattro mesi
di distanza dalla fornitura. Infine la Cpl Concordia ha effettuato, in tre
diverse annualità, finanziamenti del tutto leciti alla Fondazione
ItalianiEuropei, che notoriamente non è una fondazione personale dell’onorevole
D’Alema ma un istituto che egli presiede e dirige, politicamente e
culturalmente, a titolo del tutto volontario, senza beneficiare né direttamente
né indirettamente dei contributi che la stessa riceve per la sua attività”.
“Il collega
giornalista Massimo D’Alema – aggiunge Santo Della Volpe, presidente della Fnsi
– dovrebbe ricordarsi che le domande dei giornalisti, in un paese libero, sono
sempre legittime. Possono piacere o non piacere, essere considerate improprie o
inopportune, persino sbagliate, ma devono essere sempre libere./notiziario.ossigeno.info/2015/04
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