martedì 12 dicembre 2017

Latte Italiano o CE?

La legge  impone dal 19 aprile 2017 l’indicazione obbligatoria dell’origine del latte a lunga conservazione (UHT) e di quello usato per i formaggi confezionati
Buona parte delle etichette riporta già il luogo di mungitura e quello di trasformazione (o condizionamento, per il latte UHT), o fa riferimento all’origine, quando i due processi sono svolti nello stesso Paese.
Cominciamo con il latte UHT che si può conservare in dispensa per mesi e per questo motivo è molto venduto, anche se sapore e ricchezza nutrizionale non sono certo paragonabili a quelli del prodotto fresco.
Il latte a lunga conservazione dei marchi Parmalat e Giglio proviene da Paesi dell’Unione Europea. Granarolo, invece, propone due linee facilmente distinguibili dalla confezione di forma diversa (come si può vedere nella foto sotto) e in cui è presente, oppure no, la dicitura ‘latte italiano’. In questo caso è latte nazionale, altrimenti proviene da Paesi UE. Due linee diverse anche per il latte a marchio Despar. In entrambi i casi quello italiano è un po’ più caro. L’UHT Esselunga, invece, è tutto nazionale, come quello Coop (tranne il latte UHT biologico della linea Viviverde, munto e confezionato in Austria). Italiano anche il latte a marchio Conad, come pure Sterilgarda e Mila.

“Per noi l’italianità è un valore – spiega Vittorio Zambrini, direttore qualità, innovazione, sicurezza e ambiente di Granarolo – la nostra è un’azienda a base cooperativa che privilegia la produzione degli associati, distribuiti in 12 regioni d’Italia. Questa scelta viene messa in evidenza sull’etichetta, ma non sempre è possibile, perché il latte nazionale copre circa due terzi del fabbisogno, mentre il resto deve essere importato.” Secondo Granarolo “Il latte di prossimità ha un valore, perché è più fresco – racconta Zambrini – quindi è venduto come latte fresco oppure utilizzato per produrre formaggi DOP. La materia prima importata di solito viene miscelata con quella italiana e venduta come UHT, prodotto in cui la leva ‘prezzo’ è importante”.il fattoalimentare.it

Nessun commento:

Posta un commento