venerdì 3 novembre 2017

Lombardia Malati cronici. Il gestore è un flop

Nonostante gli sforzi del Pirellone, alla fine il flop è confermato. A Milano città su un totale di 884 medici di famiglia solo 50 dottori che lavorano da soli e altri 168 riuniti in cooperativa cureranno i pazienti cronici secondo la nuova riforma della Sanità. Il 24% del totale (il 29% se si considerano solo i dottori con meno di 65 anni). Una percentuale che si alza, ma di poco, se allargata all’area metropolitana: nell’Ats (ex Asl) complessivamente sono il 32%, ossia 111 più altri 487 riuniti in cooperativa. La conseguenza? Sotto la Madonnina chi dovrà occuparsi della cura dei cronici saranno prevalentemente nove ospedali pubblici e 37 strutture private .
Tutto ruota intorno al nuovo modello di cura dei 430 mila cronici milanesi (oltre tre milioni in tutta la Lombardia), che dal prossimo inverno avranno diritto ad avere un «piano di assistenza individuale».
Nessuno di loro dovrà più in teoria preoccuparsi di prenotare gli esami necessari a tenere sotto controllo la malattia, ricordarsi le date dei controlli, fare salti mortali per fissare una visita specialistica: a tutto ciò — come spiegato più volte dal Corriere — deve pensare un tutor, che tecnicamente viene chiamato «gestore», perché si occuperà in toto del percorso di cura (con una retribuzione di 45, 40 o 35 euro a seconda della gravità e complessità dei pazienti). I medici di famiglia avrebbero dovuto giocare un ruolo importante, ma i tentativi di coinvolgerli dell’assessorato alla Sanità non hanno prodotto i risultati sperati (almeno a Milano, sul resto della Lombardia l’adesione al 48% è considerata soddisfacente).

I dottori potevano scegliere tra tre strade: essere loro i «gestori» del malato cronico (se riuniti in cooperativa); partecipare al percorso di cura dei loro assistiti come «co-gestori» (se in ambulatorio singolo); oppure decidere di restare ai margini. Purtroppo è prevalsa la terza opzione. Anche se il modo di lavorare dei medici di famiglia con gli studi aperti nell’80% dei casi meno di quattro ore al giorno, come dimostrato di recente da un’inchiesta del Corriere, è da considerarsi superato.


Egr. Direttore
ma chi deve contollare se i medici di famiglia lavorano?
I grandi manager delle ASL?
Chi deve controllare se i grandi manager nominati direttamente dalla politica lavorano?
Meglio fare dare specifici punteggi ai malati con possibilità di sanzioni nei confronti di coloro che sono incompetenti e trattano male gli assistiti che sono molti.
I questionari attuali non servono a nulla o meglio servo o a dare lavoro a  qualcuno.
Distinti saluti.
NG

Nessun commento:

Posta un commento