sabato 5 agosto 2017

Ondata di caldo. Che fare?

Benito Fiori - Circolo culturale AmbienteScienze
Agosto 2003. In Europa si è avuta una ondata di caldo come mai si era registrata e che in molti ancora ricorderanno. Le statistiche ufficiali attribuiscono  a quell’agosto circa 18.000 morti in Italia, 15.000 in Francia, 2.000 in Portogallo, 2.000 in Gran Bretagna,  1.500 nei Paesi Bassi, 300 in Germania. I quattordici anni più caldi della storia dal 1880, cioè da quando si ha disponibilità di dati accertati, si sono verificati a partire dal 1998. In Italia, dal 1961 l’aumento temperatura media più elevato è stato nel 2015: +1.58 °C. Secondo la Nasa () e il Noaa (), il 2016 è stato quello più caldo.
Sono molte le voci di allarme che da qualche tempo tratteggiano scenari da Armageddon a causa del riscaldamento globale. Oltre a quelli ipotizzati dal V Rapporto dell’IPCC del 2013, quello che fa pensare alla fine della biosfera, leggi anche come estinzione di massa, potrebbe verificarsi tra 80-90 anni. A farlo pensare sono  i risultati della ricerca condotta da studiosi della “National Autonomous University of Mexico”, “Stanford”, “Berkeley”, “Princeton” e della “University of Florida”: anche facendo stime prudenti, il tasso di estinzione degli ultimi 115 anni è 50 volte più alto del passato.

E’ presto dire se “Lucifero” di questo 2017 sarà da “primato” oppure no. Qualcosa però già si può vedere e non è proprio incoraggiante. Ad esempio, pochi giorni fa questa ondata di caldo ha fatto chiudere un rifugio a 3000 metri sul Monte Bianco perché è scomparso il nevaio che gli forniva l’acqua e questa settimana sta andando avanti ad oltre i 36-37° C. L’altro ieri su Sky TG24 abbiamo letto  di uno studio, pubblicato sull’autorevole rivista scientifica “Nature Climate Change”, secondo cui, a causa dell’innalzamento delle temperature e di una conseguente accelerazione dell’inquinamento, nel 2030 si avrà un aumento di 60 mila morti che nel 2100 potrebbero arrivare a 260 mila.
Ma, la stampa ha detto anche altro. Ha dato notizia di programmi  che dovrebbero aprire la porta alla speranza. Dai giornali apprendiamo infatti che Francia, Inghilterra e (grazie a Dio) l’Italia hanno annunciato di volere abbandonare le auto con alimentazione a combustibile fossile fra 23 anni, entro il 2040. Domanda: a fronte di decine di migliaia di morti, aspettare il 2040 per togliere dalla circolazione milioni di auto per abbattere emissioni di gas serra (e di inquinanti) è accettabile?
No, evidentemente non lo è, anche considerando che l’India le metterà bando nel 2030 (dieci anni prima) e la Cina lo sorso aprile ha deciso di mettere in circolazione 7 milioni di auto elettriche sulle 35 milioni di auto vendute, addirittura tra otto anni, nel 2025!

Qui si sta parlando del futuro dei nostri figli e nipoti messo a serio rischio. Non si possono più attendere i tempi che la politica concede all’economia e alla finanza per trovare soluzioni che siano per loro indolori, ma che portano sofferenze e morti nel mondo. È giunto il momento di fare sentire alle istituzioni alta e forte la voce della nostra preoccupazione. Va chiesto l’immediato avvio del percorso virtuoso che stanno già portando avanti per il rispetto dell’Accordo di Parigi paesi come, ad esempio, Norvegia, Germania, India, Cina e tanti Stati Usa in barba a Trump. Cominciamo a trasformare in una unica ferma e formale richiesta al nostro Governo l’attuazione del “Decologo per una società Ecologica”, il manifesto in dieci punti con 78 proposte concrete per fare dell’Italia “un paese a zero emissioni e zero veleni”, stilato da organizzazioni ambientaliste, comitati territoriali e membri della comunità scientifica presentato al recente G7 Ambiente di Bologna.

Come alternativa, potrebbe essere invocata la trasformazione, in altrettanto ferma e formale richiesta di concretizzazione, delle “Considerazioni del Gruppo di Scienziati di Bologna”, coordinato dall’emerito e famoso prof. Vincenzo Balzani, in occasione della presentazione da parte del Governo del SEN, (Strategia Energetica Nazionale) il 10 maggio. Ormai anche ad un profano appare che l’accelerazione dell’aggravamento del clima non consente più traccheggiamenti, anche perché allontana il raggiungimento dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura a +1,5° C. Per le risorse necessarie, si ricorda che sono oltre 14 miliardi di euro quelle che le Casse dello Stato elargiscono nei più svariati modi al settore delle fonti fossili, a fronte dei 10 miliardi destinate alle fonti rinnovabili.4.8.2017

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