mercoledì 26 luglio 2017

Case popolari a Venezia

Case popolari a Venezia


Venezia una affittopoli come a Roma? Non ci sono motivi per affermarlo, per ora. Sulla gestione delle case popolari in città non sono emersi finora risvolti penali o scandalistici. Tuttavia sugli accertamenti dei requisiti degli inquilini con casa pubblica in laguna non tutto pare sempre filare per il verso giusto:  più di qualche anomalia emerge osservando da vicino i numeri dello sterminato patrimonio immobiliare pubblico veneziano.
10 EURO - Forse per qualcuno non sarà ragione di scandalo, ma a Venezia c’è, per esempio, qualcuno che per una casa comunale fronte San Marco paga 10.90 euro al mese.L’alloggio in questione è di 92 metri quadrati con due bagni finestrati. L’inquilino vive da solo, dopo la morte della madre, e non risulta avere reddito. È insomma un caso sociale, come quelli a cui l’Ater, l’ente che gestisce le case popolari, fa pagare canoni particolarmente di favore, che in qualche caso non superano i 15 euro al mese.
L’EREDITÀ - Ma qui c’è la prima anomalia. Perché,in conseguenza della legge regionale, la casa popolare è diventata un diritto acquisito, spesso difeso con unghie, denti e qualche astuzia. Basta che uno, ad esempio, sia sempre risultato residente con i genitori assegnatari della casa popolare, per ereditare lo stesso diritto. Va da sè che uno la residenza non deve cambiarla, ma può magari andare a vivere altrove. Vorrai mica rinunciare a una casa, benchè popolare, a Venezia... Se poi costui sta sotto la soglia di reddito dei 25mila euro l’anno, resta a tutti gli effetti un inquilino Erp (edilizia residenziale popolare). Se supera quella cifra e per due anni di fila guadagna (pardòn, dichiara) fino a 107mila euro lordi l’anno, perde i benefici Erp, ma mantiene l’alloggio, pagando un affitto proporzionale al reddito, ma fino a un massimo di 800 euro al mese. In altre parole: se un nucleo famigliare (di una o più persone) ha sempre risieduto nella casa paterna, mantiene il diritto ad avere la casa e al massimo paga 800 euro per qualsiasi tipo di alloggio, purchè per due anni di fila non superi i 107mila euro. Oltre, c’è la decadenza. E qui si inserisce la mozione presentata dai 5Stelle, per convincere il consiglio regionale a cambiare la legge.
IL TESORO - Ma Venezia ha anche un’altra anomalia: il numero di case pubbliche. Sono quasi 12mila: solo il Comune ne ha 5.508, di cui 2.500 circa tra centro storico e isole, per una popolazione residente di 84mila abitanti. A Padova, a fronte di 210.000 residenti sono 1.680 case del Comune. Cosa significa questo? Che a Venezia il ricchissimo patrimonio immobiliare pubblico ha, negli anni, dato sostegno o accontentato non pochi veneziani. Da un lato, ammortizzando gli effetti del carovita, dall’altro creando una sorta di abitudine a considerare la casa pubblica come un diritto radicalizzato negli anni, per di più ereditario. Un po’ come il posto auto al garage comunale, con tanto di rischio di favori o scambi, ai confini della liceità. Questo diritto a volte si carica di paradossi: come quegli inquilini che considerano anche la manutenzione ordinaria di pertinenza pubblica e arrivano al punto di lasciar scrostati i balconi di casa perché tanto «ci deve pensare il Comune». Interpretando, con questo, il concetto di "bene pubblico" non come un qualcosa che è di tutti e che va quindi salvaguardato da chi lo occupa (in teoria, temporaneamente), ma come un qualcosa per cui pagano sempre le casse comunali. Questa messe di case pubbliche, unita all’espulsione del ceto medio, che non ha alloggi popolari ereditati nè redditi sufficientemente bassi per entrare in graduatorie Erp, ha generato una difficoltà crescente di trovare una casa a prezzo di mercato. Al punto che c’è chi considera un furto pagare 900 euro al mese per un appartamento di 50 metri in pieno centro con terrazza, valore di mercato di un immobile in qualsiasi centro storico. Che nelle altre città è ormai una norma, ma qui è uno scandalo.
ALTRI PARADOSSI - Scorrendo l’elenco dell’anagrafe dei 5.508 alloggi di proprietà del Comune qualche domanda sorge spontanea. Ci sono infatti alloggi occupati dallo stesso nucleo familiare fin dagli anni Settanta o affitti che al massimo arrivano a 5mila euro all’anno, ma con una base di partenza che, in qualche caso, parte da 120 euro all’anno (10 euro al mese, appunto). In mezzo c’è di tutto: appartamenti restaurati così così, ma anche spaziosi piani nobili di palazzi. Mettiamoci poi anche il gioco tutto veneziano del "me-ga-dito"(che non è un ditone che incombe sulla città, ma la chiacchiera raccolta al bar o negli imbarcaderi), per cui addirittura ci sono signore che raccontano di case con vista San Marco a 7 euro il mese. Cifra che stride con certi tenori di vita. Ciacoè. Ma chi controlla? Il Comune ha affidato tutto a Insula, giusto per dare alla società un senso dopo la fine dei soldi della Legge speciale con cui si finanziavano i cantieri in città. Insula, oltre ad occuparsi delle manutenzioni, ogni anno manda un questionario agli inquilini per verificare la sussistenza dei requisiti. Quello del 2015 scadeva il 31 maggio. Ma ancora non è dato sapere come sia andata.
LA POLITICA - I 5 Stelle accusano: non si fanno più bandi dal 2010. La richiesta di case c’è, ma non ci sono alloggi, proprio perché manca un’attenta opera di revisione di chi ha i requisiti. Matelda Bottoni, battagliera "pasionaria" del diritto alla casa, spiega che «siamo arrivati a sei sfratti al giorno con la forza pubblica». Per dire che ci sono famiglie in mezzo alla strada che avrebbero bisogno come il pane di uno di quegli alloggi, non importa se con vista Piazza San Marco o vista viale San Marco. E la lista Casson interroga l’attuale amministrazione per avere il censimento e le modaltà di gestione del patrimonio immobiliare. Nel frattempo l’unico bando in vista, per metà febbraio, è per 80 appartamenti in social housing (da 450 a 750 euro al mese) dell’istituto Coletti. ilgazzettino.it/6.2.2016.

L'Ottimista. Ma chi è in grado da un punto di vista amministrativo di fare rispettare le norme che regolano le assegnazioni? La politica? perderebbe troppi voti. I dirigenti? saranno  mica matti dovrebbero affrontare procedimenti amministrativi a rischio contenzioso, meglio partecipare a convegni!
L'articolo non si chiede invece quante siano le case sfitte di proprietà del Comune e dell'Ater. A milano per esempio sono 9500 e non cale a nessuno!

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