domenica 14 maggio 2017

Comune Caorso Centrale nucleare. Scorie

Comune Caorso Centrale nucleare. Scorie

Nell'ex centrale nucleare di Caorso, dove circa 800 persone hanno avuto o avranno la possibilità di visitare edificio reattore, sala comando e altre aree dell'impianto. Sabrina Romani, direttrice della struttura, ha fatto il punto della situazione sulla dismissione in corso e sui progetti in partenza. Parlando anche dell'atteso deposito nazionale per le scorie radioattive che Sogin deve realizzare (si presume entro il 2025). laprovinciacr.it.6.5.2017.
Non trova soluzione il problema della sistemazione dei nostri rifiuti nucleari in un deposito unico nazionale. Da decenni si trovano in depositi provvisori in varie località del Paese, in condizioni non sempre di massima sicurezza. Se ne parla inutilmente dalla fine degli anni Ottanta. Ed è ormai evidente che il governo una soluzione non solo non la cerca, ma proprio non la vuole. 
Perché il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell’Ambiente affermano di non avere già disponibile il Rapporto ambientale?
Semplice: se lo ammettessero dovrebbero dare inizio all’ultima fase della Valutazione ambientale. Scatterebbero allora i 180 giorni al termine dei quali dovrebbe essere pubblicata la carta indicante tutte le aree dove potrebbe sorgere il deposito.
I cittadini e i sindaci di quelle aree valuterebbero i pro e i contro dell’avere il deposito nel loro territorio ed esprimerebbero una scelta.
Invece il potere politico fa di tutto per procrastinare all’infinito la pubblicazione della Cnapi, attaccandosi a questioni formali. Così il Paese non manderà mai alla Ue il Programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi, con le gravi conseguenze che ne derivano, oltre alla solita pessima figura di italiani inconcludenti.
È necessaria una disgrazia affinché la questione sia presa in considerazione da coloro che ne hanno la responsabilità? Ricordiamo che nel 2015 su tutti i media assistemmo a una costosissima campagna di comunicazione che avrebbe dovuto educare l’opinione pubblica all’idea di un deposito.
In luglio i vertici della Sogin furono completamente rinnovati e rapidamente conclusero i compiti di loro pertinenza. Si rinnovò pure l’orientamento governativo sulla procedura: la Cnapi sarebbe diventata il punto di arrivo della valutazione strategica ambientale e finalmente pubblicata.
UN MODUS operandi razionale e condivisibile. In realtà divenne l’ennesimo escamotage per rimandare. Infatti, una procedura così complessa richiede tempi di attuazione di almeno sei mesi, a cui si devono aggiungere le lungaggini causate da emendamenti, revisioni, riscontri, ecc. in un bailamme che vede coinvolti, il ministero per l’Ambiente, quello dello Sviluppo economico e il ministero dei Beni culturali.
UNA PLETORA di divisioni e un esercito di funzionari. La condizione perfetta per rimpalli, rinvii, sospensioni. Senza alcun regista del processo con l’onere di coordinare, l’impegno di incalzare, l’obbligo di sanzionare le inadempienze, visto che neppure l’autorità competente, l’Isin, è operativa.
Ci sono tutti gli ingredienti per continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto e spendere i soldi dei contribuenti nel rinnovare, ingrandire e aggiungere depositi che, invece dovrebbero sparire tra otto anni. Per screditare l’Italia già incappata circa un anno fa in una procedura d’infrazione per i ritardi accumulati nella gestione delle scorie radioattive.Chi guadagna con questa strategia del rimando? Sicuramente ci perdiamo noi.
L’ ESECUTIVO in carica preferisce lasciare il grattacapo al suo successore. Con quali risultati? Che quando la scadenza sarà troppo ravvicinata e i convogli carichi delle barre del combustibile spedito all’estero per essere ricondizionato saranno alle frontiere, toccherà prendere decisioni d’urgenza. E si sa, nell’urgenza, tutto vale. Anche l’imposizione dall’alto, invece di una concertazione con la popolazione come si è promesso da due anni.
L’Ottimista. Ma tanto le mandiamo trattare in altri paesi ed il rischio è limitato. In questa maniera è possibile pagare in bolletta il trattamento per le scorie per qualche altro decennio.

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