mercoledì 26 aprile 2017

Cordero di Montezemolo Luca. Alitalia



Montezemolo torna alla Ferrari nel 1991 in qualità di Presidente (ruolo che ricoprirà fino al 2014) e di Amministratore Delegato (incarico che ricoprirà fino al 2006). Ingaggia Jean Todt e, sotto la guida del francese, la Ferrari, dopo 21 anni, nel 2000 torna a vincere il Campionato di Formula 1 con Michael Schumacher.
Il successo si ripete negli anni successivi: dal 2001 al 2004 la Ferrari conquista il titolo Piloti e Costruttori in Formula 1.
Nel 2007 la Scuderia Ferrari conquista, per la quindicesima volta, il Titolo Mondiale Piloti e quello Costruttori di Formula 1, nel 2008 vince per la sedicesima volta il Titolo Costruttori.
Il 24 maggio 2013 in seguito all'incorporazione della Ferrari S.p.A nella Ferrari N.V. diventa anche il presidente della holding.
Il 13 ottobre 2014 ha lasciato la Presidenza della Ferrari N.V. e della Ferrari S.p.A. a conclusione del festeggiamento dei 60 anni della Ferrari in America.
La presidenza è stata assunta dall'amministratore delegato della FCASergio Marchionne.
Da novembre 2014 è presidente di Alitalia Sai e dal 10 febbraio 2015 è presidente del comitato promotore dei Giochi Olimpici di Roma 2024 senza ricevere alcun compenso. Wikipedia.
Con le dimissioni di Luca Cordero di Montezemolo dalla presidenza di Alitalia crolla l’ennesima foglia di fico di una privatizzazione fallita, il cui obiettivo era unicamente quello di mantenere un sistema consociativo e corporativo.
Sempre lontani dal mercato ma vicini ad interessi di fornitori, manager, politica nazionale e territoriale (ad esempio Fiumicino), l’ammucchiata di questa ventina di azionisti ha fatto pagare agli italiani i propri errori, prima e dopo la privatizzazione, beneficiando di aiuti di Stato a pioggia senza che poi nessuno verificasse i risultati raggiunti.
Nelle ultime due gestioni i diversi azionisti privati avevano scambiato con favori politici il loro ingresso nell’azionariato. I capitani coraggiosi, prima quelli messi assieme da Berlusconi e poi quelli uniti da Renzi, non hanno risolto una crisi che dura da quasi venti anni: il contributo di banche come Intesa ed Unicredit, di Poste Italiane e anche di grandi compagnie come Air France, Klm e per ultima Etihad non ha portato a nessun progresso.

I miliardi lasciati sul campo, invece, non si contano: ammorizzatori sociali, acquisti di beni e servizi (kerosene), super stipendi ai manager, rotte fallimentari, costi unitari per passeggero elevati, costi della manutenzione fuori controllo, nuove divise, consulenze e infine costi delle linee di credito dei prestiti delle banche azioniste nel doppio ruolo di creditori e prestatori di denaro a se stessi. ilfattoquotidiano. it/2017/03/15.

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