Tesoro. Spread. Crisi politica
I mercati finanziari europei
sono già in campo contro il “fronte populista” in ascesa in Francia,
Italia e Olanda. Ieri il travolgente comizio di Marine Le Pen. Stamattina
lo spread transalpino è già schizzato all’insù: quota 72
punti, con il rendimento dei titoli di Stato decennali cha superato
di slancio quota 1,10%: a inizio luglio 2016 il tasso si aggirava
intorno allo 0,10%.
La “febbre” francese s’è
propagata anche all’Italia: anche qui lo spread è salito vertiginosamente.
Tant’è che lo spread fra Btp e Bundspread fra Btp a dieci anni e
omologhi Bund tedeschi supera quota 200, portandosi a 201 punti, un livello
non più toccato da febbraio 2014. Il tasso sul nostro decennale è a
quota 2,35%.
Ma, nel caso italiano, la causa
specifica del rialzo dello spread è dovuta alle perplessità dell’Ue per la
lettera di Padoan e per la sua evasiva risposta alla richiesta
di Bruxelles di una manovra correttiva di 3,4 miliardi.
In un modo o nell’altro, lo
spread si conferma lo strumento privilegiato di mercati e poteri
finanziari per irrompere nel dibattito politico quotidiano e condizionare il
destino dei popoli europei.
L’impennata dello spread è
rintracciabile anche nell’andamento delle Borse europee, che nella mattinata è
risultato piuttosto contrastato. A Milano il Ftse
Mib segna una flessione dello 0,93% a 18.937 punti, con lo
spread Btp-Bund che, già in mattinata, si era impennato di oltre 7 punti a
quota 193. Francoforte cede lo 0,41% e Parigi lo 0,10%. In territorio
positivo resiste Londra, in rialzo dello 0,17%. In lieve progresso il
petrolio, con il Wti a 54 dollari al barile. La Brexit non fa male, a quanto,
apre all’equilibrio finanziario britannico. secoloditalia.it/2017/02/6.
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