mercoledì 15 febbraio 2017

REGIONE VENETO TURISMO. FOSSE SETTICHE

FOSSE SETTICHE


C’è una legge regionale - la numero 11 del 14 giugno 2013 - sul turismo sostenibile che rischia di mettere fuori gioco una fetta importante delle strutture veneziane extra-alberghiere della città, in particolare nell’area del centro storico.
Perché i titolari dei Bed&Breakfast o degli affittacamere dovendo trasformarsi in imprese con l’obbligo di partita Iva - ad accezione dei B&B classificati come occasionali - dovranno presentare, tra gli altri documenti, il certificato di agibilità e l’attestazione della presenza di una fossa biologica settica. Con il rischio che soprattutto in centro storico dove molti edifici sono privi dell’agibilità - fosse anche solo per una non adeguata altezza del soffitto - molte strutture non riusciranno a mettersi in regola entro il termine fissato, per il comune di Venezia, entro il prossimo 24 agosto. Un passaggio delicato, di cui si è discusso l’altro giorno in un’affollata assemblea - con più di quattrocento partecipanti - che si è tenuta all’hotel Russott di via Orlanda, organizzata dall’associazione b&b, affitta-camere e appartamenti del Veneto (Abbav). «È un passaggio che interessa 2442 in centro storico e 282 in terraferma», spiega la presidente dell’associazione, Ondina Giacomin, «e molti sono preoccupati perché, soprattutto in centro storico, per molte strutture, e tra questi molti appartamenti, sarà tecnicamente impossibile mettersi in regola con l’agibilità e la fossa biologica». Ecco perché è probabile che molte strutture cercheranno di rientrare nella classificazione dei b&b occasionali, categoria i cui contorni non sono però ancora chiari, anche se a spiegare che cosa si intende per struttura occasionale ci ha provato un funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Venezia.
I gestori dei b&b dovranno dimostrare, ad esempio, di non avere dipendenti, di non fare servizio di navetta da o per l’aeroporto e - anche se può sembrare assurdo - di non disporre di un bidet nel bagno. «È così», assicura l’Abbav. È una categoria nella quale potranno essere classificati quindi le strutture con una gestione strettamente familiare. Per tutti gli altri sarà obbligatorio aprire partita Iva e mettersi in regola. E chi invece non potrà farlo? Nell’incontro dell’altra sera la presidente Giacomin ha chiesto all’assessore al Turismo, Paola Mar, presente all’incontro, di pensare a una deroga. «Sono strutture che fino a oggi», sostiene la presidente Giacomin, «hanno lavorato rispettando le regole, e che rischiano di essere tagliate fuori da modifiche che non possono fare». Nel frattempo l’associazione provvederà a una mappatura di tutte le strutture presenti in centro storico e in terraferma per capire quali potranno mettersi in regola e quelle che invece
proprio non avranno la possibilità di farlo. Nei prossimi mesi, una volta conclusa la mappatura - si stima che tre quarti delle strutture non saranno in regola - ci sarà un nuovo incontro con l’amministrazione per cercare di capire come poter uscire dall’impasse.




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