martedì 21 febbraio 2017

Partito Politico. Forza Italia. Elezioni

Partito Politico. Forza Italia. Elezioni

Nel 2007Silvio Berlusconi fece il predellino e nacque il partito unico di centrodestra, il Pdl. Nello stesso anno si mise in moto il meccanismo che portò alla nascita del Pd sotto la guida di Walter Veltroni.
In Forza Italia si guarda alla frantumazione del Pd con rinnovato ottimismo nel segno dell’unità del centrodestra. “Dal punto di vista prettamente politico, di fronte ai problemi che sta vivendo il Paese la frammentazione del Pd è devastante: danno l’idea di pensare ai loro guai interni e non alle difficoltà dei cittadini. Sotto questo aspetto, se il centrodestra riesce a restare unito, sarà un grande vantaggio e gli italiani ci premieranno. Secondo Romani è chiaro che ora “Renzi vorrà andare al voto in autunno e farà di tutto per mantenere il premio alla lista anziché alla coalizione, ma a quel punto il rischio è che vincano davvero i 5 Stelle”. Insomma, dalle parti di Forza Italia il divorzio piddino mette benzina nel motore dell’unità, perché “se restiamo uniti possiamo vincere”.
All’interno del partito azzurro, però, c’è anche chi intravede un altro orizzonte: un Pd targato Renzi, senza più i ricatti della sinistra, può essere più appetibile per un’alleanza post voto con Forza Italia. Un Nazareno 2 senza Bersani L’ipotesi, per le altre forze del centrodestra, è reale. “Io guardo alla scissione con grande diffidenza perché potrebbe essere un vantaggio per quelli che, in Forza Italia, vogliono allearsi con Renzi dopo le elezioni. Un Pd renziano orfano di Bersani per Berlusconi è molto più appetibile, è una sirena che potrebbe richiamare tutti i centristi: Alfano, Verdini, ma anche Berlusconi”, spiega il leghista Gianluca Pini.
A questo punto Berlusconi non ha più alibi e non potrà far più il ‘cavalier tentenna’ come è accaduto alle Comunali a Roma”, aggiunge Rampelli.
Nel centrodestra, però, si guarda anche a che scissione sarà.
Una scissione che, secondo Fdi, è figlia anche della legge elettorale, “che obbliga le minoranze dei partiti ad assoggettarsi ai vertici, altrimenti vengono spazzate via e a quel punto sono costrette ad andarsene, come sta avvenendo nel Pd”, conclude Rampelli. Insomma, la scissione del Pd potrebbe essere utile per capire davvero se Berlusconi tornerà a guardare a destra oppure se è ancora infatuato del suo ex alleato Matteo Renzi. ilfattoquotidiano.it/2017/02/20/
Silvio Berlusconi punta su Luca Zaia per la leadership del centrodestra alle prossime elezioni parlamentari. Lo rivela il quotidiano La Repubblica oggi in edicola. Si parla anche di una telefonata fra i due, intercorsa nei giorni scorsi, per pianificaree un incontro imminente, riservato, e verificare le possibilità di un'intesa che porterebbe al lancio della candidatura del governatore del Veneto su scala nazionale.

I sondaggi in mano a Berlusconi danno oggi il centrodestra unito al primo posto fra i tre schieramenti, specie dopo la scissione nel Pd, attestato al 33 per cento. Ma uno dei pochissimi in grado di unire il centrodestra è appunto Zaia. Per la cui leadership bisognerebbe però convincere Matteo Salvini, il quale ha la stessa ambizione. Ma Berlusconi lo giudica troppo estremista. Meglio il moderato Zaia. A fine mattinata a segreteria del presidente Berlusconi rende noto che le ricostruzioni giornalistiche pubblicate dal quotidiano Repubblica di oggi, sotto il titolo «la sinistra in frantumi, noi puntiamo su Zaia», sono prive di qualsiasi fondamento. In particolare, è del tutto estraneo allo stile del Presidente Berlusconi relazionarsi a forze politiche amiche ed alleate nei modi e con l'atteggiamento descritti nell'articolo.http://mattinopadova/2017/02/20.

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