lunedì 20 febbraio 2017

Occhetto Achille. Svolta della Bolognina

Occhetto Achille. Svolta della Bolognina

Il 12 novembre del 1989 l’allora segretario del PCI Achille Occhetto, pronunciò a Bologna le frasi che aprirono la strada al passaggio dal Partito Comunista Italiano (PCI, sciolto nel 1991) al Partito Democratico della Sinistra (PDS).
Era un periodo storico in cui i partiti contavano molto, così come le strutture e le lunghe discussioni al loro interno: quel momento fu chiamato la “svolta della Bolognina”.
Il Partito Comunista Italiano (PCI) nacque nel gennaio del 1921 a Livorno come Partito Comunista d’Italia. Durante la Seconda guerra mondiale (con Palmiro Togliatti) diventò un importante partito nazionale, promuovendo e organizzando la Resistenza contro i tedeschi e il fascismo.
Nel 1947 Alcide De Gasperi (fondatore della Democrazia Cristiana, ultimo presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia e primo della Repubblica Italiana) decise di estromettere le sinistre dal governo e il PCI passò all’opposizione, rimanendo fedele alle direttive politiche generali dell’Unione Sovietica ma sviluppando nel tempo una politica sempre più autonoma. Questo avvenne soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, soprattutto durante la segreteria di Enrico Berlinguer che promosse il cosiddetto compromesso storico ,convinto che la rivoluzione comunista dovesse diventare «un processo interno allo sviluppo della democrazia».
Gli anni Ottanta furono anni difficili e complicati per il partito: il movimento operaio entrò in crisi, Berlinguer morì, al referendum sulla scala mobile del 1985 vinsero i “no” e il Partito Socialista Italiano riuscì a conquistare la presidenza del Consiglio (1983, Governo Craxi I).
Alla guida del partito c’era Alessandro Natta, erede di Berlinguer, che a causa di problemi di salute fu sostituito nel giugno del 1988 da Achille Occhetto. Nel frattempo Mikhail Gorbaciov era diventato segretario generale del Partito Comunista Sovietico.
Durante la segreteria di Occhetto iniziò un grande dibattito interno al partito sul rinnovamento, proprio a partire dal nome e dalla parola “comunista”.
Al XVIII Congresso del partito (marzo 1989) Occhetto iniziò a definire meglio la nuova prospettiva che avrebbe dovuto assumere il PCI: «Si pone alla base di tutti i processi riformatori, ad Est come ad Ovest, il riconoscimento del valore universale della democrazia, confermando che il processo di democratizzazione si può pienamente realizzare solo se sospinto in avanti da forti idealità socialiste, oltre l’individualismo capitalista e lo statalismo burocratico».
La sera del 9 novembre 1989 crollò il Muro di Berlino. Tre giorni dopo Occhetto fece il celebre annuncio della “svolta”.
Il tutto venne però rinviato al Comitato Centrale, che si aprì il 20 novembre.
Da qui l’idea di fare un nuovo partito con altri partiti di sinistra (la «sinistra diffusa») per poi andare al governo col PSI e altri e con la DC all’opposizione.
Occhetto chiuse avvertendo però che «prima viene la cosa e poi il nome. E la cosa è la costruzione in Italia di una nuova forza politica».
Il Comitato Centrale assunse la proposta del segretario «di dar vita ad una fase costituente di una nuova formazione politica», ma allo stesso tempo accettò la proposta delle opposizioni di indire un congresso straordinario entro quattro mesi.
Il XIX e penultimo congresso del PCI si tenne dal 7 all’11 marzo del 1990. Vinse la mozione di Occhetto con il 67 per cento delle preferenze: Achille Occhetto venne riconfermato segretario e pianse. L’ultimo congresso del PCI si aprì il 31 gennaio del 1991 a Rimini.
«Cari compagni e care compagne, in molti sentono che è giunta in qualche modo l’ora di cambiare»: così iniziò l’ultimo discorso di Achille Occhetto come segretario del PCI. «Non si tratterà solo di cambiare targhe sulle porte delle sezioni, occorrerà andare a una grande opera di conquista e di proselitismo. La relazione di Occhetto vinse di nuovo: il 3 febbraio di quell’anno nacque il Partito Democratico della Sinistra. Il simbolo era una quercia; falce e martello comparivano in piccolo alla base del tronco della quercia. Occhetto divenne il primo segretario del PDS e Stefano Rodotà venne eletto come primo presidente.
Contrari si riconfermarono Armando Cossutta, Alessandro Natta, Pietro Ingrao, Sergio Garavini e Fausto Bertinotti (fu il cosiddetto “Fronte dei no”). Un gruppo di delegati di questa opposizione decise di non aderire al nuovo partito e di dare vita a una nuova formazione politica che mantenesse nel nome la parola “comunista”: il 15 dicembre del 1991 nacque Rifondazione Comunista. ilpost.it/2014/11/12/



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