lunedì 30 gennaio 2017

Imigrazione. Rosarno

Imigrazione. Rosarno

A Rosarno c’è stata un'altra stagione d'inferno per i braccianti immigrati.
Lo si evince dai dati raccolti da Medici per i Diritti Umani (Medu). Sono tornate le aggressioni ai migranti, simili a quelle avvenute del dicembre scorso. Otto anni fa, Msf denunciava le condizioni degli stranieri impiegati in agricoltura nel rapporto "Una stagione all'inferno". Da allora poco o nulla è cambiato. La lotta al caporalato e al lavoro nero che riguarda l'86% delle persone
Il bilancio è negativo anche quest’anno per la stagione agrumicola nella Piana di Gioia Tauro. Tra i braccianti immigrati, curvi a raccogliere frutta non si sente altro che dire: "Da queste parti non cambia nulla". Nonostante l’aumento dei controlli nelle aziende, per iniziativa della Prefettura e dell'Ispettorato del Lavoro, sono infatti rimaste disastrose le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti stranieri.
Il lavoro della clinica mobile. Dai dati raccolti dalla clinica mobile di Medici per i Diritti Umani (Medu) – che ha operato nella Piana di Gioia Tauro da metà novembre 2015 a marzo 2016, prestando assistenza sanitaria ai lavoratori stranieri stagionali - emerge un quadro che di poco si discosta dalla stagione precedente. Dei 471 pazienti visitati (774 visite mediche totali tra primi, secondi, terzi e quarti accessi), l’86% ha meno di 35 anni. Si tratta, quindi, di una popolazione giovane – in media 29 anni – proveniente principalmente da Mali (36%), Senegal (23%), Gambia (12%), Costa d’Avorio (8%) e Burkina Faso (6%).
Sbandati e vulnerabili nonostante la "protezione internazionale". La maggior parte dei pazienti (95%) è dotata di regolare permesso di soggiorno.
Di questi, più della metà (54%) è già titolare di un permesso per protezione internazionale (asilo politico e protezione sussidiaria) o per motivi umanitari.
Il 33%, invece, pur essendo regolare nel territorio italiano è in fase di ricorso contro il diniego della Commissione per il diritto d’asilo.
Più della metà dei pazienti è, infatti, giunto in Italia negli ultimi due anni e vive una condizione di estrema vulnerabilità determinata spesso dalla totale mancanza di informazioni e orientamento socio-legale nonché dall’impossibilità di leggere e scrivere (il 42% dei pazienti ha dichiarato di essere analfabeta).
Per quanto concerne l’integrazione sanitaria, il 52% dei pazienti regolarmente soggiornanti non ha la tessera sanitaria. Le patologie più frequentemente riscontrate sono: disturbi gastro-intestinali (23%), sindromi delle vie respiratorie (22%), patologie muscolo-scheletriche (13%), traumatismi (10%), patologie della cute (6%).
I lavoratori stranieri giungono, quindi, in Italia sani e si ammalano nel nostro paese a causa delle critiche condizioni di vita e di lavoro.
Lavoro nero per l'86% di loro. Per quanto concerne le condizioni di lavoro, nonostante l’aumento dei controlli da parte di Prefettura e Ispettorato del Lavoro, è riscontrabile tra la popolazione bracciantile un alto tasso di lavoro nero.

L’86% dei lavoratori agricoli, infatti, non ha un contratto di lavoro e i pochi che hanno dichiarato di averlo (12%) non sanno se riceveranno una busta paga a fine mese né se gli verranno riconosciute le effettive giornate di lavoro svolte. repubblica.it.5 aprile 2016.

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