mercoledì 18 gennaio 2017

Consigliere di Stato. Pollari Nicolò. Retribuzione. Tetto. Scommesse?

Consigliere di Stato. Pollari Nicolò.  Retribuzione. Tetto


Nicolò Pollari, l’ex capo del Servizio informazioni e sicurezza militare (Sismi), ha già vinto il primo round. E si prepara a dare battaglia di fronte alla Corte Costituzionale:
Pollari è stato nominato Consigliere di Stato da Romano Prodi nel 2007. A compensazione, si disse allora, del suo avvicendamento a capo degli 007 deciso dopo il deflagrare del caso del rapimento di Abu Omar.
Nel maggio 2014 Pollari si è visto recapitare una nota, la prima di una serie, da parte dell’amministrazione del Consiglio di Stato, su segnalazione proprio di Palazzo Chigi. Che lo informava di un fatto nuovo: e cioè l’approvazione del tetto massimo dei 240 mila euro per le alte sfere della pubblica amministrazione.
Tetto che Pollari, e non solo lui, raggiunge con la sola pensione. E il lavoro al Consiglio di Stato? Da svolgere praticamente gratis. 
Pollari si è rivolto al tribunale regionale del Lazio per ottenere giustizia.
La nomina a Consigliere di Stato giunge a “coronamento di una carriera pubblica di assoluto spicco e concerne un numero molto ridotto di servitori dello Stato, che è accettata sovente anche rinunciando a significative opportunità nel settore privato”, ha spiegato di fronte ai magistrati del tar.
 Sottolineando come a Palazzo Spada si venga nominati per “meriti acquisiti nell’esercizio delle precedenti funzioni, ma anche per specifica attitudine all’esercizio delle nuove attribuzioni”.
La sua risposta non si è fatta attendere: Pollari si è affidato ad uno dei più importanti costituzionalisti italiani, Massimo Luciani, per smontare pezzo per pezzo la difesa messa in campo dall’Avvocatura dello Stato.
Al tar, Luciani ha fatto scintille: giudizio sospeso in sede amministrativa fino a che la Consulta non si pronuncerà sulla legge in odore di illegittimità rispetto, non a uno ma a ben 10 articoli della Costituzione. Il meccanismo evidenziato dal ‘caso Pollari’ infatti, determina “una violazione del diritto al lavoro e ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato”, hanno scritto i magistrati della seconda sezione del tar Lazio.

Che poi hanno sottolineato pure “la disparità di trattamento” che l’azzeramento della sua remunerazione comporta rispetto agli altri Consiglieri che svolgono la stessa attività. E che, addirittura, chiama in causa “l’indebolimento delle garanzie di indipendenza nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali”. ilfattoquotidiano.it/2016/10/06.
I nostri figli non avranno più una pensione decente e noi dovremmo ridurre l'importo della pensione dei grandi manager di Stato che hanno portato il Paese a questi risultati eccezionali. Saremo mica matti! 
La Corte Costituzionale dovrebbe ridurre lo stipendio a manager che hanno fatto la fortuna dell'Italia? labu.fala.it


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