giovedì 29 dicembre 2016

Prodi Romano Commissario Onu per l’Africa

Prodi Romano Commissario Onu per l’Africa

La lunga esperienza maturata alla guida dell’Unione Europea e dell’Italia, e il ruolo di commissario Onu per l’Africa, fanno di Romano Prodi un interlocutore autorevole per capire come affrontare le sfide connesse ai flussi migratori che interessano il Vecchio Continente e il nostro Paese.
Prodi manifesta la sua preoccupazione e suggerisce alcune strade da intraprendere per guardare all’Africa come un partner piuttosto che come una minaccia.
L’Europa sta andando in ordine sparso, mancano un progetto unitario e una strategia coordinata. L’atteggiamento di fronte alla vicenda dei migranti è una cartina tornasole; l'Europa-divisa-non-conta-nulla-folle-un-intervento-militare-in-libia.
La Cina si compra l’Africa? Gli operatori economici italiani che han partecipato a gare pubbliche in qualche Paese africano e si sono scontrati con concorrenti cinesi, quasi sempre hanno perso la partita. A prima vista, si potrebbe immaginare che la causa vada cercata nei prezzi più bassi offerti dalle aziende cinesi, ma chi opera su quei Paesi sa che la ragione è ben altra.
Davanti a gare per materiali o servizi di un valore x, molto spesso i cinesi hanno presentato offerte per un x moltiplicato anche trenta o quaranta volte, comprendendo un finanziamento garantito dal Governo di Pechino.
Il prestito in oggetto non copriva solo la fornitura richiesta ma vi aggiungeva anche la realizzazione di infrastrutture necessarie al Paese africano. Si trattasse di ammodernamento o di nuove costruzioni di strade, porti, ospedali, edifici pubblici o telecomunicazioni, milioni di dollari erano messi a disposizione del Governo locale e si garantiva la loro realizzazione in tempi rapidi. Solitamente, le offerte prevedono che questi finanziamenti possano essere restituiti a tassi più che ragionevoli nell'arco di trent'anni.
Diventano, quindi, eccezionalmente allettanti per Presidenti e Primi Ministri desiderosi di mostrare ai loro cittadini realizzazioni che le casse locali, spesso vuote o esauste a causa di corruzione e inefficienze, non potrebbero mai permettersi. Se, in aggiunta, il Paese coinvolto non riceve finanziamenti privati o pubblici dall'occidente a causa di una evidente instabilità politica o di mancato rispetto dei diritti umani, le offerte di Pechino diventano irrinunciabili. Solo al momento della firma dei contratti, a gara chiusa e vincitore stabilito, si scopre che la generosità cinese pretende garanzie sovrane dai Governi locali e, nel caso che i pagamenti dovuti non potranno essere mantenuti, la proprietà a tutti gli effetti delle opere realizzate. finanzainchiaro.it18.11.2009
L’Africa è il continente della «speranza», che il professore e la sua piccola Fondazione per la collaborazione tra i popoli vogliono più unito su un piano politico ed economico.
Prodi in Africa trova da tempo riconoscimenti diffusi. Non è un segreto che nell’estate 2011 ben 25 ex capi di Stato africani avevano individuato in Prodi il mediatore ideale per porre fine al conflitto civile in Libia.
«L’idea di base era creare una politica economica comune, presupposto per la crescita di una delle aree più povere del mondo. Il Sahel è una grande fascia che va dall’Atlantico all’Eritrea, ma ci siamo concentrati su Mauritania, Ciad, Burkina Faso, Niger e Mali, Paesi molto isolati tra loro nonostante abbiano caratteristiche comuni.
Nel mandato dovevano rientrare anche la sicurezza e la lotta al terrorismo. Le cose però sono cambiate quando è scoppiata la guerra in Mali. Delle questioni legate alla sicurezza si sono occupati i francesi e i responsabili delle forze delle Nazioni Unite».
«Nel rapporto conclusivo che ho presentato al Consiglio di sicurezza, e che è stato approvato a dicembre, sono indicate cinque direttrici d’intervento.
La prima è cibo, acqua e nutrizione, una scelta naturale in una regione dove manca tutto.
La seconda sono le infrastrutture, perché se non si crea un sistema di comunicazione efficiente non ci potrà mai essere un’economia viva.
La terza è la salute.
La quarta la scuola.
La quinta è un piano di energia decentrata.
Il Sahel non ha alcuna rete elettrica ma è la regione del mondo che ha più sole. Senza elettricità non c’è la televisione, non si può studiare, non si può pompare l’acqua».
«I momenti più intensi hanno sempre avuto a che fare con i temi della sicurezza e del terrorismo.
Molti capi di Stato africani abbiano dato un giudizio negativo sulla guerra in Libia, causa scatenante di altre tragedie a sud del Sahara. Ogni azione militare, anche contro un dittatore, deve essere intrapresa con saggezza ed equilibrio.
La Cina è il Paese più interessato ad avere rapporti con l’Africa che è il primo esportatore mondiale di cibo, energia e materie prime. La Cina ha una sua convenienza ad acquistare questi beni, certo, ma poi li paga. E il recupero dell’Africa è cominciato solo quando la Cina ha iniziato a importare in modo massiccio. Poi ci sono diversi problemi.
La Cina, del resto, è l’unico Paese ad avere rapporti con tutta l’Africa. I francesi trattano con l’area francofona, gli inglesi con quella anglofona, gli Stati Uniti con parte dell’Africa occidentale e con altri Paesi amici.
Nella nuova sede dell’Unione Africana, un grattacielo più maestoso del Palazzo di Vetro, c’è una targa con su scritto: Dono del popolo cinese. http://espresso.repubblica.it/10 gennaio 2014

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