sabato 31 dicembre 2016

Medio oriente

Esteri. Medio oriente
Oggi è la Russia di Putin a dettare legge nella regione e in una situazione di quasi monopolio. Con una differenza importante però: in precedenza gli accordi durarono un secolo, adesso invece rischiano di rivelarsi caduchi, deboli quanto è in realtà la potenza economica e militare di Mosca.
Un Medio Oriente senza Nato, senza Stati Uniti, dove l’Europa non conta nulla.
I ministri degli Esteri turco e iraniano raccolti attorno al russo Sergei Lavrov hanno deciso le sorti della Siria, stabilito i futuri assetti della regione e non solo gli americani sono assenti, ma lo sono anche gli arabi.
Le cause sono. In primo luogo al ritiro americano dal Medio Oriente, che Obama ha perseguito con coerenza in ben due mandati.
Inoltre la caduta del valore degli idrocarburi e l’aumento della produzione energetica americana riducono il prezzo del greggio a 50 o 60 dollari al barile, con la conseguenza di relativizzare l’eccezionalità del Medio Oriente sulla scena economica e politica mondiale.
L’Europa manca di politica estera.
Federica Mogherini è ridotta a una sorta di attrice umanitaria.
Il Regno Unito è indebolito dalla Brexit, la sua premier tace.
Hollande non conta più nulla neppure in Francia.
Angela Merkel è impegnata in una difficile campagna elettorale.
In Europa gli apparati di sicurezza sono assorbiti dal controllare i jihadisti che si muovono tra i loro territori e quelli dello Stato Islamico.
In sintesi: siamo di fronte a una svolta storica, l’Occidente, i Paesi Nato annaspano, le loro classi dirigenti e le loro società sono impreparate.
Così Putin ne approfitta?
Putin e Lavrov hanno saputo giocare benissimo a loro favore le debolezze occidentali. Ora godono della luna di miele con Trump, si permettono una fuga in avanti per dettare nuove regole del gioco prima che questi prenda davvero in mano le redini della politica Usa.corriere.it/esteri/2016.12.30 

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