martedì 1 novembre 2016

L’Europa investe in Africa?

La lunga esperienza maturata alla guida dell’Unione Europea e dell’Italia, e il ruolo di commissario Onu per l’Africa, fanno di Romano Prodi un interlocutore autorevole per capire come affrontare le sfide connesse ai flussi migratori che interessano il Vecchio Continente e il nostro Paese. In questa intervista manifesta la sua preoccupazione e suggerisce alcune strade da intraprendere per guardare all’Africa come un partner piuttosto che come una minaccia.
L’Europa sta andando in ordine sparso, mancano un progetto unitario e una strategia coordinata. Peraltro l’atteggiamento di fronte alla vicenda dei migranti è una cartina tornasole; l'Europa-divisa-non-conta-nulla-folle-un-intervento-militare-in-libia.
La Cina si compra l’Africa? Gli operatori economici italiani che han partecipato a gare pubbliche in qualche Paese africano e si sono scontrati con concorrenti cinesi, quasi sempre hanno perso la partita. A prima vista, si potrebbe immaginare che la causa vada cercata nei prezzi più bassi offerti dalle aziende cinesi, ma chi opera su quei Paesi sa che la ragione è ben altra.
Davanti a gare per materiali o servizi di un valore x, molto spesso i cinesi hanno presentato offerte per un x moltiplicato anche trenta o quaranta volte, comprendendo un finanziamento garantito dal Governo di Pechino. Il prestito in oggetto non copriva solo la fornitura richiesta ma vi aggiungeva anche la realizzazione di infrastrutture necessarie al Paese africano. Si trattasse di ammodernamento o di nuove costruzioni di strade, porti, ospedali, edifici pubblici o telecomunicazioni, milioni di dollari erano messi a disposizione del Governo locale e si garantiva la loro realizzazione in tempi rapidi.Solitamente, le offerte prevedono che questi finanziamenti possano essere restituiti a tassi più che ragionevoli nell'arco di trent'anni.
Diventano, quindi, eccezionalmente allettanti per Presidenti e Primi Ministri desiderosi di mostrare ai loro cittadini realizzazioni che le casse locali, spesso vuote o esauste a causa di corruzione e inefficienze, non potrebbero mai permettersi. Se, in aggiunta, il Paese coinvolto non riceve finanziamenti privati o pubblici dall'occidente a causa di una evidente instabilità politica o di mancato rispetto dei diritti umani, le offerte di Pechino diventano irrinunciabili. Solo al momento della firma dei contratti, a gara gia' chiusa e vincitore stabilito, si scopre che la generosità cinese pretende garanzie sovrane dai Governi locali e, nel caso che i pagamenti dovuti non potranno essere mantenuti, la proprietà a tutti gli effetti delle opere realizzate. finanzainchiaro.it18.11.2009


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