lunedì 12 settembre 2016

Poesie Tortore

Tortore

Il balcone da sempre spalancato sul mare
ha oramai le imposte chiuse.
Le tortore non frullano più le ali
 per farsi posto in prima fila
a beccare i chicchi di grano
che i loro amici con tanto amore deponevano.
Forse sono lì, sul colle del cimitero,
 a tubare l’estremo saluto,
appoggiate al marmo bianco del tombeau.








































Vernazza

Porto pigro e chiassoso,
sono giunto ansante
dopo un faticoso e assolato sentiero
sospeso tra cielo e mare
dove le agavi, in segno di ultimo saluto,
offrono il fiore della loro passione.













































Città della luce

Correre in auto di notte a Parigi
 lungo i boulevard è come immergersi
in un mare di luminose emozioni.
Resisterà tutto ciò alle insidie del tempo.
Distruggeranno gli uomini la città della luce?












































Api

Stanno uccidendo le api.
Chi impollinerà i nostri fiori,
 i nostri frutti e il nostro mais?
Non voglio vivere in una natura
fondata sull’impollinazione artificiale.
Dio proteggi la natura,
perché  che gli uomini vogliono distruggerla.

 
 
 
 
 
 
 








 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bizet

Ciao, Piccolo, ma Grande Leone.
meravigliosi anni di gioie, dolori,
emozioni, sorrisi, abbracci, carezze
tanti bei momenti passanti insieme.
Buon viaggio, amico mio.
Ora abbiamo Camy con noi,
ma sono sicuro che sei contento
che abbiamo una nuova amica,
perché sai che ogni volta che la vediamo
ci ricorderemo di te.







































Mediocrità

Amo frequentare gli stessi amici
per ricordare le stesse cose
così evito la gente con la puzza sotto al naso
Non frequento alberghi e ristoranti cinque stelle
per non essere impaludato in giacche troppo scure
Nel fine settimana frequento i miei luoghi del cuore,
Non sono troppo curioso di fare nuove scoperte
con lunghi viaggi all’estero.
Se questa è limitatezza
adoro la mediocrità.









































Concerto all’aperto

Vedere le mani del pianista
rincorrere le note sulla tastiera
sbirciando con gli occhi le nubi
che disegnano emozioni nel cielo
ti proietta in un’altra dimensione
al di fuori dallo spazio angusto del cortile.











































Storie

Non racconto le mie storie pensando ai lettori.
Scrivo per me stesso per preservare personaggi,
accadimenti dall’oblio del passato per far rivivere
le ombre del passato e distoglierle dall’oblio. 















































Il silenzio

Il silenzio  parla alla nostra mente,
La quiete ci aiuta a raccogliere emozioni e sensazioni
che non possono essere più dimenticate.
Toglimi dal rumore di questa folla .
Chi gode solo della confusione assordante
vuole dimenticare di essere una persona.








































Ritorno a Venezia

Gradito è il ritornare a Venezia.
Vorrei riscoprire il fascino indolente
di questa città a me cara per i ricordi.
Le facciate scorticate delle case
mi raccontano il  passato  che ho vissuto .
I nuovi barbari invano cercano
in rapide scorribande i segreti di Venezia.
Le calli contorte fanno carpire i loro misteri
solo a chi è abituato a sentire il rumore dei passi,
quando il frastuono dei turisti si è dissolto
Nelle tenebre  la città si riposa esausta.






































Ricordo

Non piangete: Luciano si troverà bene,
lassù in cielo, con i nostri amici che ci hanno preceduto.
Spero che gli abbiano dato subito
 una chitarra o un contrabbasso,
così potrà fare musica fin dalla prima sera.
Sicuramente avrà ritrovato Gano,
Spregy e le altre Belle Rane
con loro potrà ritmare le nostre canzoni.
Sono andati avanti a preparare tutto.
Ci aspettano sorridendo e cantando:
Non ti fidar di me.  

A Luciano




































Campoformido

A  Campoformido l’alfiere della eguaglianza,
libertà, fraternità consegnava all’Austria
la Repubblica del Leone.
La Serenissima  aveva rinunciato ad ogni difesa,
consegnandosi ai francesi per paura
della loro collera in caso di resistenza.
Il coraggio che l’aveva fatta trionfare
se n’era andato via in fondo al mare
con l’ultimo anello consegnato agli abissi.
Il liberatore portava, oltre a eguaglianza,
libertà e fraternità,  la miseria ai veneziani.
Lui ha svuotato le casse pubbliche,
portandosi via  i nostri tesori e  l’onore.
Se vale il motto “guai ai vinti”,
si abbia,  almeno, il coraggio di chiamare
saccheggiatore e non liberatore l’infausto vincitore.
La storia si ripete anche oggi abbiamo
molti predoni che si fanno chiamare liberatori
e tanti pavidi ossequenti che tengono loro bordone.
Ricorda questa sconfitta di Venezia e di tutti gli uomini liberi,
non per piangere, ma per trarne insegnamento.


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