sabato 12 dicembre 2015

vincenzo imperatore«Io vi accuso»

In Italia lavorano circa 5 milioni di piccole imprese dietro le quali ci sono altrettante famiglie. Più di un terzo della popolazione del nostro paese ruota intorno all’economia generata da queste aziende. Come nella più scellerata tradizione degli scandali finanziari, le banche hanno prima «sfruttato» i piccoli imprenditori per far lievitare i propri rendiconti, poi, quando non servivano più, li hanno sacrificati sull’altare del profitto.
Oggi la situazione economica è profondamente diversa rispetto al periodo in cui la piccola e media impresa rappresentava il motore della crescita nazionale. Così, per preservare il sistema e non saltare in aria a causa dei loro bilanci alterati, gli istituti di credito hanno bisogno di nuove fonti di arricchimento. Una volta messa in atto la «stretta del credito», che sta uccidendo la stragrande maggioranza delle aziende, a cui sono stati chiusi i rubinetti della liquidità, la strategia di raccolta del risparmio delle banche ha cominciato a concentrarsi su una lista di categorie protette, pochi ma fondamentali «clienti d’oro» – come dicono gli stessi funzionari – che fanno girare i soldi, molti soldi: preti, commercianti cinesi, speculatori immobiliari. Questi hanno la priorità rispetto ai «normali» correntisti. A loro è permesso tutto, in alcuni casi anche ciò che non è consentito dalla legge: aggirare le norme antiriciclaggio, nascondere i proventi dell’evasione fiscale, compiere operazioni finanziarie spericolate e perfino pretendere il licenziamento di funzionari che hanno osato opporsi alle loro volontà. Ci sono anche altri clienti privilegiati, tra cui i giornalisti e gli editori, che ricevono, spesso senza esserne consapevoli, attenzioni e favori che sicuramente non sono riconosciuti ai «normali» cittadini.
Per scrivere questo libro ho avuto accesso a decine di documenti interni al mondo bancario e ho ricevuto le «confidenze» di alcuni dirigenti, che mi hanno contattato dopo aver letto Io so e ho le prove. Ho scritto la prima parte immaginando un processo senza difesa e senza appello, in cui il massacro delle banche nei confronti delle imprese – e quindi dell’economia italiana – viene messo a nudo, così come il nuovo sistema di drenaggio del denaro che nessuno finora ha mai raccontato. E vengono svelati tutti i nuovi stratagemmi pensati dai giganti del credito per ottenere profitti a discapito della stragrande maggioranza dei clienti.
Le banche sono diventate dei veri e propri centri commerciali, in cui fa carriera solo chi vende più televisori, frigoriferi, palestre, Xbox, vacanze in centri termali. I fidi, i mutui e tutti gli altri prodotti creditizi sono vincolati all’acquisizione di questi prodotti: il correntista ha l’obbligo di comprarli se vuole sperare in un prestito, di cui comunque non ha la certezza. Di conseguenza, il nuovo manager è colui che sa piazzare meglio i «70 milioni di euro l’anno di prodotti di largo consumo» richiesti dai capi, come svela una delle mie fonti interne. Non esiste quasi più il bancario competente, professionale, ma solo funzionari formati da «motivatori» ed esperti di comunicazione.
Queste sono le figure preposte a gestire oggi le nostre finanze. Le banche sono diventate delle agenzie immobiliari capaci di far svendere le abitazioni dei clienti sul lastrico per far guadagnare anche i ricchi speculatori immobiliari già loro correntisti. Senza pietà, sballando il mercato e alterando le normali procedure della compravendita. Gli istituti stanno favorendo il dislivello sociale e consentono spesso abusi per i quali non pagano mai.
Nella prima parte del libro ho raccolto le storie e le confessioni delle «gole profonde» che hanno deciso, come feci io nel 2012, di denunciare il nuovo sistema tuttora vigente.
E le testimonianze degli imprenditori e dei professionisti vessati e tartassati dalle banche. A pagare, oggi come ieri, sono i correntisti che piangono per non farsi protestare un assegno di poche centinaia di euro; i commercianti che supplicano il direttore di filiale per avere un piccolo prestito; gli artigiani minacciati della segnalazione antiriciclaggio per un versamento di poche migliaia di euro e poi «violentati» dalla Guardia di finanza attraverso un duro interrogatorio in merito alla provenienza di quel denaro.
Nella seconda parte del libro ho indicato, invece, gli strumenti che il piccolo imprenditore può utilizzare per sovvertire il sistema, per farcela anche senza il supporto degli istituti di credito, che poi tanto supporto non è. I metodi alternativi per ottenere risorse e finanziamenti, dai minibond al crowdfounding; dal peer to peer al commercio delle fatture fino al corporate barter.
Nell’attuale realtà globale le banche possono essere anche superate, l’importante è sapere come fare e avere il coraggio di farlo. In questo libro racconto di tutte le strategie aziendali indispensabili per superare la crisi e rilanciarsi sul mercato partendo dalla regola numero uno: «Ci si può indebitare molto solo se si guadagna molto».
Al termine di questo ideale processo ho immaginato anche la «sentenza» che, se fosse divina, porterebbe direttamente le banche all’inferno e le piccole imprese al purgatorio. Per uscire dal purgatorio della recessione, infatti, le aziende devono iniziare a utilizzare strumenti e metodologie che servono alla sopravvivenza. Il purgatorio, si sa, è il luogo dove transitano le anime «in stato di grazia» in attesa della loro purificazione. La lettura di questo libro potrebbe essere la loro ultima pena.
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