domenica 20 settembre 2015

Milano Lazzaretto

Il clima del confronto sensato e democratico e quello teso della frustrazione e della sfiducia si sono incontrati nella seduta di giovedì scorso al Consiglio di Zona 3. Il tema all’ordine del giorno era eloquente: “Sicurezza e grave stato di degrado in cui versa il quartiere di Porta Venezia”. Una sicurezza ed un degrado – come denunciato subito nell’aula zeppa di cittadini, dal Presidente del Movimento Porta Venezia, Alfredo Cicognani – che ha nella recente emergenza dei profughi Eritrei solo l’aspetto culminante, ma che riguarda una situazione ben più ampia ed annosa. Una situazione di abbandono, disinteresse, lenta decadenza ambientale, urbana, sociale, di cui varie amministrazioni comunali si sono nei fatti disinteressate negli ultimi quindici anni. E che oggi ha valicato i limiti della vergogna.
Gli ultimi avvenimenti sono noti.
Da oltre due mesi svariate centinaia di rifugiati eritrei, quasi tutti ragazzi, si sono installati nel quartiere. Vivono giorno e notte all’aria aperta, tra i giardini dei Bastioni, le vie del Lazzaretto e l’asilo offerto da alcuni locali africani, che una volta erano una curiosa attrattiva per tutti e sono diventati improvvidi luoghi rifugio diurni e notturni.
La situazione, abbandonata a se stessa, è divenuta nel tempo di grande peso per i residenti, oltraggiosa per tutti. Si sono registrati due decessi per malattia, le condizioni igieniche delle aiuole e delle strade sono esplose e l’affollamento dei marciapiedi divenuto imbarazzante.
Queste sono le cose che i cittadini, individualmente o riuniti in movimento, hanno detto al Consiglio di Zona e più ancora all’Assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale, Marco Granelli, che ha aperto la seduta.
Come detto in apertura, il clima è stato dei più civili, nessun intervento dei cittadini, degli oltre venti programmati, è scivolato su toni impropri.
Quasi tutti hanno chiarito che l’emergenza di queste settimane è intollerabile e va sanata, ma il “caso” Porta Venezia merita un’analisi e dei rimedi ben più vasti. Immediati. Uomini e donne di diversa cultura ed estrazione, gestori di ristoranti e bar (c’è chi ha perso il 30% del fatturato in due mesi), negozianti, hanno denunciato il disinteresse dimostrato dal Comune verso una riqualificazione vera di Porta Venezia, quartiere storico e centralissimo, con grandi potenzialità e attrattive. E, naturalmente, la totale approssimazione con cui la Giunta ha affrontato il problema degli ultimi arrivi e lo status di rifugiati.
La sensazione, ribadita a più riprese, è che non si sia assolutamente compreso il fenomeno, le necessità di queste persone, le loro peculiarità (si diceva, appunto, che sono quasi tutti giovani), l’importanza di offrire loro un vero asilo, un piano di entrata ed anche una via d’uscita da una situazione che non poteva che essere temporanea. Le parole dei cittadini non sono sembrate orientate da pregiudiziali politiche. Bensì dalla delusione per la cattiva amministrazione, preventiva e seguente, la miopia e l’apatia, nonostante le contromisure annunciate e comunque tardive messe in atto.
Proprio di queste ha parlato in apertura e chiusura l’Assessore Granelli, sottolineando il maggior lavoro e coordinamento richiesto alle forze di Polizia, di Vigilanza Urbana ed agli operatori ecologici che dovrebbe portare da subito ad un miglioramento della situazione.
Granelli, che ha iniziato a parlare ricordando alcuni dati che inquadrerebbero il flusso di immigrazione a Milano come perlopiù di transito, aperto verso il nord Europa, ha proseguito spiegando che è stato attuato e potenziato
Il trasferimento in centri di accoglienza, il controllo dei documenti, delle posizioni individuali e dei locali pubblici che, illegalmente, fungono da dormitorio.
Provvedimenti sicuramente coerenti, ma che non paiono ad oggi risolutivi, e che a detta anche di alcuni agenti di PS della Zona Venezia – che hanno chiesto di non essere citati – si scontrano, anche nel caso degli eritrei, con una ampia circolazione di documenti falsi che rende difficili i controlli. Ed una organizzazione sottotraccia che pilota le persone e le indirizza/riporta nei luoghi dove sanno di trovare una qualche protezione, un microcrimine strisciante e in ascesa, oltre – inutile dirlo – la ben nota situazione procedurale/legislativa italiana che ingarbuglia e rende poco efficace quasi ogni azione.
Giosuè Boetto Cohen 14.7.2014

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