domenica 19 ottobre 2014

Patto di stabilità e disastri anturali

Attac
La vicenda di Genova esprime al meglio il paradosso. 
Se stiamo alle dichiarazioni dei vari esponenti istituzionali, tutto è avvenuto secondo le regole e nella piena legittimità delle procedure. Di conseguenza, dovremmo dire agli abitanti di quella città che il buon funzionamento delle istituzioni comporta necessariamente un'alluvione almeno ogni tre anni, con quartieri sepolti dal fango e vite umane perse.
Cosa non torna? Dove sta l'afasia? Dove sta dunque la vera colpa dei sindaci, “arancioni” compresi?
Ciò che si continua a non dire, a destra come a sinistra, è che il vero killer di quanto è successo in queste settimane è il patto di stabilità interno, al rispetto del quale tutti i sindaci continuano a immolare, in una sorta di nuova religione dei mercati, la cura del territorio e delle comunità che lo abitano.
Quanta spesa pubblica destinata alla manutenzione quotidiana del territorio è stata tagliata, bilancio dopo bilancio, da sindaci ogni volta fieri di aver rispettato i parametri, entusiasti di aver “risanato” il bilancio, in estasi per ogni riconoscimento sulla “stabilità” dei conti?
E' questa scientifica rimozione del problema che rende sacrosante tutte le proteste, per quanto confuse, di ogni cittadino coinvolto. E' con questa cartina di tornasole che andrebbe misurata la necessità di dimissioni.
Oggi un sindaco che volesse interpretare sino in fondo il proprio ruolo dovrebbe chiamare a raccolta la comunità territoriale e spiegare come, senza una battaglia collettiva contro il patto di stabilità, nessun miglioramento nella sicurezza del territorio e nella qualità della vita sarà possibile.
ni comuni dei cittadini.

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