giovedì 30 ottobre 2014

Cataratta 3

Racconti dall'Ospedale. Cataratta. 

Nel foglio istruzioni si paventano una serie interminabile di rischi e di controindicazioni relativi all’intervento.
Forse queste precauzioni sono state consigliate da qualche avvocato perché oggi va di moda chiedere risarcimenti del danno per imperizia negli intereventi chirurgici  o anche solo per mancata informativa delle conseguenze di detti interventi.
Lavorare pensando che qualcuno possa chiamarti n giudizio per contestare il tuo operato  al minimo errore non è piacevole.
Se sei preparato  basta una semplice assicurazione a renderti più tranquillo, ma doversi giustificare non è la migliore tecnica .
E’ consigliabile  affermare che il lavoro è complicato che la realtà è complessa e che il paziente deve valutare lui tutti i rischi anche quelli più remoti ed escludere lui l’interevento se non ritiene di accettarli e di liberare quindi il medico da ogni responsabilità.
Meglio non fare questi discorsi al Primario che ti opera potrebbe innervosirti.
“ Facciamo quello che è più opportuno.”
Continuo a ripetere fiducioso se ci sono delle opzioni da scegliere.
Scrivere il resoconto della mia degenza mi rilassa  e al mia naturale preoccupazione per tutto ciò che afferisce all’Ospedale dovuta ai trascorsi ricoveri di mio padre e di mia madre che hanno dovuto sottostare a lunghe cure, attenua la mia naturale ansia da intervento.
La mia pressione sanguigna si è comunque alzata.
La massima, che di solito non supera i 110, si è impennata a 130.
“Non è nulla mi riassicura l’infermiera. Se anche dovesse alzarsi per un improvvisa agitazione da intervento in sala operatoria i medici provvedono subito a riequilibrarla nei limiti corretti con dei farmaci. La controllano inserendo degli strumenti sulle unghie delle mani. Non si sarà messo dello smalto proprio oggi?” sorride la simpatica morettina.
“Oggi non mi sono proprio dipinto lo smalto sulle unghie!” la riassicuro.
I minuti che precedono l’intervento sono più lenti da passare delle parole che scorrono veloci sul foglio degli appunti.
Avessi il mio computer potrei utilizzar e il tempo mancante  a correggere il testo o  modificarlo.
Oramai non sono più capace a correggere il testo scritto a mano.
L’abitudine a scrivere sulla tastiera mi ha disabituato a rileggere la mia calligrafia che si è fatta meno rotondeggiante e quindi meno leggibile.
E’ così pessima che correggerla diventa una missione impossibile.
Rileggere , punteggiare, limare. Riascoltare il suono delle parole e immaginare gli effetti del racconto su improbabili lettori è una operazione delicata che richiede che il testo venga lasciato riposare .
E’ come il vino bisogna lasciarlo decantare per potere filtrare le impurità. Il filtro del tempo rileva le incongruenze del testo  e favorisce il suo teorico miglioramento.
Il  tamburellare del piede del mio compagno di stanza sul pavimento mi richiama al fatto che sto per essere operato e che non sto preparandomi a da inviare il racconto ad una fantomatico premio letterario .
Fosse così sarebbe molto più rilassante proporrei ad un mediocre editore di acquistare trecento copie della mia preziosa edizione ed il problema sarebbe risolto.
Effettivamente oggi è semplice sentirsi scrittori .
Basta acquistare trecento copie del tuo prezioso volume diciamo basta liberarsi di quattromila cinquecento miserabili euro, considerando il prezzo equo quello di 15 euro a copia, per potersi annoverare nell’elenco dei grandi della letteratura.
A tal punto però conviene editare con un editore on line che per pochi euro ti invia la tua copia da mostrare agli amici  e vendere le altre in formato e-book.   
Le voci in corridoio delle infermiere mi riporta alla gestione ordinaria della realtà lontano dalle problematiche dello scrittore.
“Bisogna mettere l’ago in vena al paziente del letto n.11.” conferma l’infermiera bruna
“Ho messo l’atropina al n. 12.” ribadisce la biondina.
La perdita di identità in favore della numerazione semplifica di certo le operazioni ma toglie molto al rapporto umano che resiste prepotentemente nella scrittura.
Sarebbe più bello sentire dire: “Metti l’ago al simpatico  Giovanni della 11.”
“Ho inserito le gocce  a Paolo della 12 che ha aperto gli occhi azzurri con un bel sorriso.”
Mi sentirei più a casa per il significato magico delle parole.
A volte dimentichiamo che piccoli particolari rendono più simpatici i rapporti fra le persone e le strutture pubbliche.
L’organizzare mega strutture fanno crescere intorno a noi dei giganteschi Leviatani che ci soffocano e ci opprimono incasellandoci in minuscoli spazi tutti uguali senza tenere conto di importanti peculiarità.
Il piccolo a volte è più funzionale e per certi aspetti meno costoso.
Reagisco alla tensione con le mie tecniche respirative preparandomi ad affrontare la camera operatoria.
Devo dire che la mia maestra di pilate mi ha dato degli ottimi consigli.
Se l’inspirazione ha l’effetto di favorire la concentrazione, l’espirazione produce un rilassamento che si rafforza ripetendo il movimento.
L’importante è accentuare l’effetto del soffiare l’aria dalla bocca bisogna fare uscire l’aria il più intensamente possibile accentuando il suono dell’espirazione finché non si sente un getto caldo. Allora sì che l’esercizio è fatto con la giusta intensità  e produce dei benefici effetti.
Sono pronto per la sala operatoria.
Scendo accompagnato dall’infermiera bionda che mi preso in custodia.
“Noi abbiamo la responsabilità dei pazienti. Sa la sicurezza . Bisogna stare attenti a tutto. Se qualcosa non va il paziente ti minaccia di azioni legali.”
“Suvvia non si preoccupi io non le farei mai causa!”
Sono  lasciato seduto in una anticamera dove smistano i pazienti.
Quelli appena operati aspettano il loro turno per salire al reparto con un vistoso cerotto sull’occhio appena sanato.
Si possono sentire racconti di visite e interventi ben riusciti o di medici “palancari” che se ne approfittano del malato per costruirsi il poderetto.
Non c’è nessun cenno di critica verso il Primario. Tutti sono contentissimi del reparto nessuno si lamenta di nulla.
Succede raramente in un Ospedale pubblico.
“Si figuri che il mio oculista non ha voluto operarmi di cataratta perché avevo anche una  maculopatia. Sa quella malattia che colpisce la macula, l'area che si trova al centro della retina.” La signora ottantenne ma gagliarda che mi sta di fronte con il volto coperto da un vistosa garza incerottata continua sdegnata. “Si figuri che voleva mandarmi ad operare in una città a cinquanta chilometri di distanza quasi che qui non ci fossero dei medici capaci di eseguire l’intervento!
Io però mi sono informata ed ho sentito parlare bene del Professore. Sa è uno che ha fatto anche carriera universitaria .
Un luminare. Bravissimo. ”
Io rincaro la dose: “lo conosco anch’io di fama quel signore che voleva mandarla lontano per conservarsi di certo la paziente. Un palancaro che pensa più a fare i denari che a guarire i pazienti. Giusto farsi pagare ma senza prendere in giro la gente!”
“E’ vero il professore è bravissimo.” - conferma un paziente appena uscito dall’intervento -“Un mago si figuri che mi sono fatto vedere da un oculista che mi ha diagnosticato una retinopatia minimizzando gli effetti degenerativi. Per fortuna che sono andato da lui al controllo successivo così mi sono potuto operare per tempo. Avrei potuto perdere un occhio.”
E’ bello in un Ospedale sentire un coro che osanna il medico che ha preso in cura nessuno che protesta né per i tempi di attesa, né per la gentilezza degli infermieri, né per la professionalità dei medici.
“ A dire la verità in questo reparto bisogna evitare il medico che ha il collo taurino.”  - mi conferma una donnetta esile che rimane prudentemente seduta non fidandosi di affrontare in piedi il percorso verso il reparto – “Dovrebbe essere mandato in pensione . Da quando è stato male ha perso la originale bravura. Vuole però continuare a visitare, per fortuna che sono riusciti a non farlo più operare perché rischia di fare danno.
Il Primario ha cercato in tutti i modi di mandarlo in pensione, ma non ci sono riusciti.  Sembra che abbia degli appoggi in politica. Chissà forse uno zio senatore. E’ un intoccabile!”
Si sa non esiste un reparto perfetto!
    




Nessun commento:

Posta un commento