Legislazione. Semplificazione. Etichettatura.
Da
tempo l’obiettivo dei parlamentari è la
semplificazione normativa per fare funzionare l’economia, per ridurre la
tassazione, per ridurre i costi della politica, per aumentare la partecipazione
dei cittadini alla vita pubblica.
I
paladini della semplificazione affermano da ogni semplificazione che
l’obiettivo è raggiunto.
Grandi
professori che pensano a convegni e sponsor, grandi giornalisti che vedono i titoli
in prima pagina, grandi manager dell’apparato che intravedono grandi contributi
per gli i loro investimenti si spellano le mani ad applaudire ad osannare i
risultati raggiunti.
A
ben vedere grandi conquiste non se ne vedono.
Le
imprese chiudono, la disoccupazione aumenta, le tasse hanno raggiunto un
livello insopportabile, la politica costa sempre di più, la partecipazione dei
cittadini cala.
Indubbiamente
se una legge è fatta pochi articoli, ma di moltissimi commi non è detto che sia di
semplificazione.
Ogni
parola in più pesa terribilmente nella interpretazione successiva che ne
daranno i giudici; la norma più è articolata più sarà di difficile comprensione.
Se
la norma riforma una legge che è stata riformata poco tempo, essa prima creerà solo
confusione negli uffici - nel frattempo ridotti di personale - che devono applicarla.
Una
tassa che muta nome e procedimenti applicativi scoraggia solo gli investimenti nel
settore che vuole agevolare.
A
questo punto è necessario una etichettatura della singola norma per sapere almeno
chi è il diretto responsabile di tanto sfascio.
Ogni
comma ogni modifica deve indicare il primo firmatario che se ne assume la responsabilità
morale, anche se di principi sembra ormai che non li abbia più nessuno.
Forse
così riusciremo veramente a semplificare!
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