mercoledì 11 settembre 2013

La gita in topo.


 

La gita in topo.


 

Non puoi essere un vero veneziano se non vai a fare delle gite in laguna.

Abitando in pieno centro è difficile però avere a disposizione una palina per tenere una barca perché sono poche si tramandano da padre e figlio ma si può sempre noleggiare un topo a motore  o un sandolo a remi.

Vicino allo squero di San Trovaso c’è un noleggiatore che fa al caso nostro.

Lo  squero è uno degli ultimi cantieri rimasti in città per la costruzione e/o manutenzione di barche.

Noleggiamo un topo nel pomeriggio di una calda giornata di luglio.

E’ semplicissimo ci dive Toni il noleggiatore :

Così se avvia el motor e po basta acelerar. O metter in fole se ti vol fermarte.”

Nane, Toni, Robi e Davide siamo in cinque .

E’ il numero massimo di persone per una gita in topo.

Io mi metto a poppa al timone: ho capito tutto , mentre Nane di mette a prua per cercare di evitare qualche bricola o qualche barca che si voglia avvicinare un po’ troppo al nostro topo.

La velocità è minima . La potenza del motore entrobordo del topo non arriva  e tre cavalli e si muove molto adagio.

Di certo non possiamo prendere a noleggio un fuori bordo da cinquanta cavalli.

Siamo senza patente nautica e soprattutto con pochi soldi.

La traversata del canale della Giudecca equivale alla traversa dello stretto di Messina.

Mi sento stretto tra Scilla e Cariddi.

Vaporetti, peate, caorline, sandoli tutti vanno avanti ed indietro ma il vero pericolo sono le navi.

Le navi da carico e quelle passeggeri transitano tranquillamente in laguna.

Ma ce possa succedere qualche incidente . Non lo speronamento di un topo guidato da quattro incoscienti ma che so un incendio a bordo che faccia andare in avaria i comandi o il guasto al timone.

La nave impazzita andrebbe a finire contro la giudecca o Contro La piazza S. Marco.

Che fine farebbero le incerte fondamenta dei monumenti patrimonio dell’umanità che sono poggiate su pali conficcati nelle sabbie delle barene.

Qualche crollo potrebbe essere possibile.

“Ma chi se ne frega” mi dice un cinico zio Pasquale “Venezia ha bisogno del turismo per andare avanti non possiamo bloccare il traffico. I turisti non farebbero più crociere i commerci languirebbero!”

Io non credo che abbia ragione, ma sono troppo piccolo per affrontare la discussione, spero quando sarò più grande di avere più coraggio.

Dopo avere attraversato con qualche patema il canale zigzagando fra il traffico marittimo ed evitato per un soffio una nave enorme che continuava a suonare la sirena invitandoci a toglierci di mezzo al più presto. – in ogni caso non avrebbe mai potuto fermarsi o manovrare – giungiamo  all’Isola delle foche all’altezza del Canale dei Lauraneri finalmente attraversiamo la stretta striscia di terra per fare rotta verso la laguna.

La laguna ci appare luccicante ai raggi del sole. E’ uno spettacolo magico.

Dietro ci lasciamo l’isola della Giudecca e di San Giorgio, davanti a noi ci appare in fondo sulla sinistra il Lido, S. Lazzaro degli Armeni, S. Servolo col suo grande caseggiato bianco che accoglie l’Ospedale psichiatrico, l’isola di Santa Maria delle  Grazie ora sede di un Ospedale per malattie contagiose ed infine l’isola di S. Clemente sede dell’altro Ospedale psichiatrico.  

Che bele ste isole” esclama Nane “ podemo far el bagno a S. Servolo.

Ghe penso mi a portarve!” esclamo entusiasta dell’idea .

Navigare in Laguna non è così semplice perché l’acqua ha una profondità irregolare i canali dove l’acqua è più profonda sono delimitati da bricole.

Questi robusti pali di legno infissi nelle barene devono essere seguiti il loro disporsi secondo linee non del tutto rette non è causale è il canale che si muove come crede.

Sta tento ale bricole” mi suggerisce Nane.

Non ha nemmeno finito di dire queste quattro magiche parole che sono subito finito nella secca.

La risata di tutti i compagni di gita è immediata.

Ti xe proprio mona!

Disincagliare un topo è abbastanza semplice basta scendere nell’acqua bassa spingere indietro l’imbarcazione e rimettere la prua nella direzione giusta in mezzo al percorso segnato dalle bricole.

Spensi dai che ghe la femo!” incita Toni, il più robusto della compagnia che ha l’acqua fino al ginocchio e vede soddisfatto che la barca comincia ad indietreggiare

Robi che è più mingherlino è meno intento a spingere perché è incuriosito dallo strano colore dell’acqua.

Questa non xe acqua xe petrolio!” esclama inorridito.

Si xe vero.” conferma Davide che è sceso a dare una mano.

Va ben va ben, adeso andemo via e dopo se lavemo dove l’acqua scorre de più , conoso mi el posto.”

Per fortuna c’è Nane che conosce bene la Laguna.

Ma perché non mi avvisato che stavo andando fuori rotta ?

Forse per fare due risate in più.

Là dove il canale corre più veloce e profondo ci togliamo il lerciume lasciatoci dalla sabbia che purtroppo abbiamo dovuto calpestare per rimuovere la barca dalla secca.

Poi vicino a S. Servolo il bagno meritato non ce lo toglie nemmeno la paura dello sporco dei bassi fondali !

La Madonna delle Grazie ci ha evitato fortunatamente ogni possibile malattia che quel bagno ci poteva procurare.

 

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