martedì 10 settembre 2013

Altre storie. Il testamento


Altre storie. Il testamento

Il nonno Nicola vuole lasciare le cose in ordine distribuendo il suo patrimonio fra le figlie ed il piccolo Nicheto che gli sembra particolarmente indifeso .

La perenne malattia del padre è troppo rischiosa e può lasciarlo da un momento all’altro senza tutela.

La madre non è poi così capace di reggere una gestione troppo complicata del bilancio non avendo risorse che le derivano da una qualche professionalità né ha la capacita di inventarsi un mestiere se non quello della donna di casa.

“Fare testamento non vuol dire” dice “che penso alla morte significa che penso a quelli che restano.”

La divisione del testatore è un modo di fare risparmiare litigi agli eredi.

Si sa che le divisioni comportano un’utilità solo per avvocati e periti perché il prezzo giusto non esiste.

Tutte le valutazioni possono cambiare e quello che un affare oggi può essere un imbroglio domani.

Lo zio Pasquale insite per dare una quota  al nipote la cui rendita gli consenta di portare a termine gli studi una sorta di borsa di studio a garanzia del futuro incerto.

Certo che chi si prende la briga di risolvere i problemi che di fondo sono degli eredi si prende lui le critiche.

La regola è sacrosanta chi lavora chi prende decisioni sbaglia chi nulla fa è materialmente impossibile che commetta errori salvo a  finire nel girone degli ignavi.

Solo le persone intelligenti, che sono la minoranza purtroppo, capiscono la generosità e l’amore che inducono il nonno Nicola  a fare questo passo.

In fondo il testamento è un atto di amore perché il nonno si assume l’onere di ripartire  e dividere vuol dire sottoporsi a critiche .

E’ più semplice lasciare tutto così come è senza preoccuparsi di nulla, già ce ne abbastanza a risolvere i piccoli quotidiani problemi che andarsi a procurare altre possibili grane per semplificare la vita  a chi resta può essere giudicato un di più.

Per dividere un maniera equilibrata bisogna studiare informarsi,meglio stare seduti in Riva al sole aspettando l’ora del pranzo e della cena senza discutere con nessuno di appartamenti e valutazioni.

Di donazioni poi è meglio non parlarne in assoluto.

Le donazioni sono sempre pericolose perche il donatario può sperperare quello che ha ricevuto o quanto meno non riconoscere nulla al donante della generosità dimostratagli.

Il donante può rimanere in braghe di tela a contemplare la sua generosità senza il becco di un quattrino.

Per questo nonno Nicola che non è certo uno stupito non si è spogliato del suo con donazioni inopportune.

Qualcosa se lo tiene a buona garanzia di una vecchiaia serena, visto che allora non esisteva alcuna forma di previdenza.

“Nel fare testamento, è contemplato dal codice civile, devi rispettare i diritti che hanno le tue figlie ad avere una quota della tua eredità quindi può donare solo una quota residua di beni come per esempio un  appartamento per abitazione futura ed un altro più quel vecchio magazzino  per una piccola rendita così Nicheto può affrontare gli studi ” gli dice lo zio Pasquale.”

Le figlie capiranno gli scopi del genitore o lo considereranno un vecchio rimbecillito che si fa convincere da quel bell’imbusto di zio Pasquale che vuole bene al piccolino dato che lui ha solo nipoti acquisiti per merito non avendo mai avuto figli propri?

La madre  non può che volere il bene del figlio, ma la zia sarà così contenta?

Il bene che si vuole a parole non è lo stesso che rimane dopo un disposizione ereditaria sfavorevole.

“Il problema non si pone.” dice il notaio Flemma.

Lui è noto in città per imbrogliare minori e interdetti che hanno scarse possibilità di difesa nei meandri della più sottile  interpretazione giuridica.

Lui sa correggere interpretare e così analizzando le pieghe di ogni norma e di ogni aspetto procedurale può dare la soluzione che fa comodo ai suoi clienti.

“Io le faccio una trascrizione che metterà fine all’ingiustizia correggendo le quote.

All’ufficio della Conservatoria non sono così attenti e non controllano se la trascrizione è uguale al testamento.

Mica si possono permettere di fare le pulci ad un atto notarile.” afferma soddisfatto.

Naturalmente l’erede che richiede la pubblicazione del testamento  deve sottoscrivere, perché è loro la responsabilità di firmare l’atto che gli rende giustizia.

“Basta correggere le quote e dire che al nipote va la meta di quanto disposto e tutto si sistema.

Beninteso dovrò esser pagato per questi adempimenti aggiuntivi.”

Il notaio sa che può dimostrare la sua preparazione giuridica in barba a qualsiasi controllo.

Quale impiegato del polveroso catasto  può mettersi di fronte ad un notaio e contraddirlo.

Una delle cosa che il notaio Flemma ama di più è la sua sostanziale impunità garantita dalla legge alla sua categoria.

Per mettersi nelle grane ci vuol altro che una pratichetta di questo tipo.

Il notaio Flemma lo sa bene; sa quali sono i limiti che la consuetudine pone al suo sigillo notarile.

Cosa gli interessa rispettare le reali volontà del defunto se questo per imperizia ha sbagliato ad identificare le quote più corrette.

Lui è la giustizia quella pratica quella di tutti i giorni, quella che sistema le cose per evitare azioni legali contenziosi fra gli eredi.

Basta accontentare il più forte quello che può agire quello che ha i soldi di andare da un buon avvocato e allora si sono guai per tutti si litiga e si spende di più di quanto si riceve  oltre a farsi il sangue amaro.

E’ sempre meglio seguire i criteri empirici del notaio Flemma.

Lui fra l’altro che cosa rischia? 

L’Ordine cosa gli può fare?

Le giustificazioni che può addurre sono infinite e soprattutto chi gliele contesta?

Potrà mica avere delle grane da un bambino di dieci anni o il suo tutore che può non capire  o far finta di non capire.

Rischi quindi tendenti a zero o al massimo ad una sanzione di qualche lira da parte del Conservatore degli archivi notarili che con tutti quegli atti che ci sono non ha mica tempo di leggerli tutti.

Qualche piccola grana solo nella malaugurata ipotesi che qualcuno se ne accorga ed abbia a protestare.

La legalità al notaio Flemma è assicurata dalla legge che non dispone alcun controllo sulla sua azione.

Lui lo sa ed è per questo che ti riceve così tronfio del suo potere in quello stambugio oscuro che è il suo regno dove conta gli atti del suo repertorio e fa conteggi dei compensi che gli arrivano per espletare questa pubblica funzione.

Caso Nicheto neanche tutti i furti che subirai in questa tua vita - spero lunga e felice - saranno  paragonabili a quelli che legalmente ti ha inflitto il notaio Flemma.

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