venerdì 5 aprile 2013

L'affare. La mobilitazione generale


1.              Capitolo. La mobilitazione generale.


La città è tappezzata di manifesti, giganteschi coriandoli multicolori appiccicati ai muri dei palazzi e delle fabbriche.
La gente si ferma a crocchi alla vista di quei colori allegri che spiccano sul grigiore dei muri.
Leggono frettolosamente le accuse di ineffi-cienza nella lotta contro le mosche, verificano che effettivamente di quegli antipatici animaletti ne circolano ancora e conseguentemente approvano con un cenno di assenso le accuse, lamentandosi dei soliti caporioni che non combinano mai nulla.
La mobilitazione della base effettuata da Politicante è completamente riuscita.
Solo che ha perso il suo obiettivo originario .
Non è più un atto di accusa contro Presidente , ma un grande atto di democrazia teso a coinvolgere tutti i cittadini nella percezione del fenomeno delle mosche per procedere uniti alla lotta contro il comune nemico.
Un grande capo deve avere la percezione del mutare delle situazioni e modificare il suo comportamento senza per questo perdere la faccia .
Lui ha solo consapevolmente cambiato idea dopo ampia e matura riflessione.
Gli attivisti sono riusciti a mobilitare tutti gli enti che contano e le adesioni al proclama suggellano il manifesto occupandone una buona parte.
Circoli, assemblee di quartiere, di compren-sorio, di circoscrizione, di distretto, associazioni di ogni condizione sociale, persino un gruppo di cinofili, hanno dato la loro adesione.
Tutti hanno contribuito a questa grande manifestazione per garantirne la riuscita.
Si è riunita una grande folla multicolore incurante del continuo attacco delle mosche.
Oltre al contrasto delle tinte dei vestiti dei partecipanti, offrono un grande spettacolo di colori le variopinte bandiere che sventolano alla tiepida brezza.
Fanno spicco grandi cartelli colorati recanti disegni e scritte.
Sembra più che una manifestazione di protesta una grande sagra popolare.
La composizione della folla è indubbiamente molto eterogenea.
Si vedono gruppi di persone vestite ancora con le tute blu elettrico da lavoro.
I più giovani, invece, indossano grandi casac-che colorate.
Altri infine vestono normalmente, compassati, in colori tenui, molto sobri, sembrano appena usciti da un qualsiasi ufficio della città.
Politicante è indubbiamente soddisfatto, addirittura euforico, alla vista di quella massa di folla, di quelle bandiere, di quei manifesti.
Gli occhi gli brillano ed i muscoli del viso si contraggono in una smorfia di soddisfazione per la sua grande capacità di mobilitazione.
Lui ha lavorato effettivamente molto per organizzare tutto questo, ha anche molto speso in cene  e si è prodigato in mille promesse, ma i risultati ci sono!
Il novello capopopolo si sbraccia ed urla nell’impartire disposizioni circa la formazione del corteo e la sua partenza.
La massa informe di persone sotto la guida del servizio d’ordine tenuto saldamente in mano dai suoi luogotenenti prende la forma ordinata di una processione e si mette in moto.
Perché la manifestazione sia il più possibile ordinata il corteo è preceduto da quelli che devono fungere da battistrada e far trovare l'itinerario stabilito sgombro da ogni possibile intralcio.
La lunga processione sta già assumendo la sua forma naturale, enorme, imponente, cominciando a srotolarsi come un serpente che dipani lentamente le sue spire.
La massa, prima un po' ondeggiante, procede quasi subito ordinatamente prendendo il suo ritmo cadenzato.
Politicante apre la sfilata con un lungo seguito di bandiere e manifesti.
Seguono nell'ordine tutti gli organizzatori delle varie zone della città con i collaboratori più diretti.
Pochi se ne accorgono del vero contenuto della manifestazione se sia un contestazione dell’ope-rato del Consorzio o se sia una grande manifestazione di democrazia per ricercare la strada giusta da seguire.
Se trata de un regolamento interno de conti.” dice Pietro un vecchio attivista che non si scandalizza poi più di tanto se qualche compagno vuol rifilare dei colpi bassi.
No bisogna fidarse neanca dei amici!” esclama.























2.              Capitolo. Il confronto con Naturista.


Dopo la mobilitazione il Consiglio d’ammi-nistrazione del Consorzio per il controllo delle mosche è stato convocato in via d’urgenza per verificare quali aggiustamenti si devono fare per procedere con vigore nella lotta contro le mosche.
La tensione è palpabile, la resa dei conti si avvicina.
Presidente è tranquillo perché sa che il solo artefice dell’attacco alla sua posizione di comando è diventato uno dei suoi più fidati sostenitori.
D’altronde chi persuaso del suo errore non cambia idea?
Tutti si aspettano l’affondo di Politicante che tranquillo se ne sta pronto a gettare acqua sul fuoco che lui stesso ha provocato.
Il silenzio di Politicante è d’oro per il Presi-dente.
Lui sa interpretare i comportamenti finché quello che deve essere il più temibile avversario tace tutto non può che andare per il meglio.
Gli altri possono tutt’al più fare dello strepito alzare la voce ma i contenuti  veri non si spostano di una virgola.
Il Presidente sa che Politicante è tutto impe-gnato nel nuovo ruolo di presidente della banca.
Sa anche che le parole di Politicante valgono per quanto non siano sconfessate da un nuovo accordo anche se nutre una ragionevole fiducia che tutto vada per il meglio.
Le opposizioni, però, sono state stuzzicate e quando si convoca un consiglio di ammini-strazione non si sa mai dove si può andare a finire.
Se qualcuno ha acceso qualche miccia l’incen-dio può esplodere improvviso.
Il primo a chiedere la parola è Naturista
L'aspetto volutamente trascurato, l'abbiglia-mento distratto, Naturista impersona nel consesso un’Opposizione un po' particolare perché è dalla parte delle mosche.
Le mosche devono esser rispetate e i omeni no deve turbar i corsi dela natura” per Naturista qualsiasi insetto ovvero qualsiasi appartenente al mondo animale o vegetale fa parte dell’ambiente naturale e non deve essere disturbato.
Naturista rappresenta l'altra cultura, quella soffocata dalla civiltà dei consumi, che però riemerge come coscienza critica per evidenziare le storture di un sistema che opera, di fatto, per la degradazione dell'ambiente.
Troppo viziato dai piaceri del progresso, non si sbilancia troppo però nell'indicare delle soluzioni che risolvano il problema in maniera radicale, abolendo la famigerata civiltà delle macchine per ritornare ad un sistema forse troppo primitivo.
Per ora si limita a predicare un ritorno, non ben precisato, alla natura.
L'inno alla mosca che si accinge a pronunciare, è forse il massimo dello slancio riformista di Naturista.
"Vardé" esordisce "che sta lota ale mosche xe una lota contro noialtri. Volemo copar, sterminar senza pietà un inseto così inocuo? Se ghe xe le mosche, vol dir che le deve esserghe.
Naturista è fermamente convinto che scon-volgendo gli equilibri naturali l’uomo uccida anche un po' di sé stesso.
Sfortunatamente Naturista parla ad un pubblico che non condivide il suo sviscerato amore per la natura e per ogni creatura vivente e che odia le mosche.
Forse ha esagerato un pochino nel difendere le sue protette, per cui un brusio sempre più forte accompagna ormai la sua orazione.
"Per cortesia stemo siti”" interviene il Presidente che, da buon democratico è abituato ad ascoltare, senza battere ciglio, tutti gli inter-minabili discorsi degli oratori.
Non hanno seguito alcun corso di galateo i maestri dell'arte della politica e dell'ammini-strazione e incominciano ad interrompere “Ma cosa ti disi? Ma va là balordo!”
Non tollerano la posizione astratta e un po' utopica di Naturista.
Come al solito, d'altronde, egli non riesce che a pronunciare le prime frasi dell'interminabile discorso così diligentemente preparato.
Tutti ce l'hanno con lui.
I consiglieri si mettono a parlare tutti insieme, contestando le affermazioni di Naturista.
Ti xe fora de testa! ” tuona Virgineo.
Basta cole ciaciare!” grida Consenso.
No ste sigar tuti!” implora Speraindio.
L’unico imperturbabile è Politicante che confida che il crescente bailamme cessi sponta-neamente al fine di addormentare il dibattito e fare in modo che le sue accuse cadono in un profondo oblio.
E’ vero, come tutti i sognatori, Naturista non tiene conto della realtà.
Le sue idee sono contrarie a quelle dei benpensanti, non sono costruttive e portano alla fine del progresso anche se contengono l’affer-mazione di una verità indubbia.
Siamo noi i violentatori di un assetto naturale che è lì da migliaia di anni a garantire un equilibrio che, se alterato, non si sa quali conseguenze ne derivano.
Naturista ascolta con palese disappunto le critiche mossegli, gli occhi assenti, i muscoli maxillofacciali tesi in una smorfia di commi-serazione per i presenti che non capiscono o non vogliono capire che la verità è dalla sua parte.
Ben diversa è stata l'accoglienza nei raduni ecologici, nelle battaglie contro gli insediamenti industriali o contro la costruzione di centrali nucleari.
Allora sì che i suoi discorsi finiscono in una acclamazione collettiva!
Allora sì che si prova soddisfazione a lottare contro i manganelli, contro gli idranti, contro i caroselli delle auto blindate della polizia.
Quelli sì sono veri momenti di lotta, ed invece si è fatto incastrare dalla nomina in questo consiglio di amministrazione sia pure nell’Op-posizione dove deve constatare che neanche quest’ultima è minimamente interessata ai suoi discorsi naturisti.
All’Opposizione preme solo che si formi una coalizione che porti all'ormai atteso confronto con il Presidente.
La resa dei conti comporta un rigido calcolo aritmetico per verificare come si può costituire una nuova maggioranza.
E’ un vero duello dove le armi sono sostituite dai voti.
Naturista non ha voluto partecipare ad alcuna riunione preparatoria ed ha confermato la sua volontà di porsi contro qualsiasi linea che non dia la massima garanzia riguardo alla sorte delle mosche.



















3.              Capitolo. La contestazione di De Contrari.


L'ideologo dell’Opposizione è De Contrari.
Lui è portato, per natura, a lamentarsi e a protestare sempre.
I maligni raccontano che abbia cominciato a contestare il latte materno, mordicchiando, invece di succhiare i capezzoli della puerpera.
Crescendo, continua a contraddire, partecipan-do a tutti i movimenti di rottura, alternativi, pas-sando disinvoltamente da uno all'altro, purché gli sia garantito un alto quoziente di manifestazioni settimanali.
Finalmente entra nell'Opposizione e può mette-re a frutto la precedente esperienza nel modo più consono: diviene l'addetto alla predisposizione dei documenti ufficiali.
Basta dargli uno spunto, un minimo motivo che giustifichi una protesta.
E’ sufficiente un brontolio che De Contrari si scatena in un'orgia di parole.
La sua specialità è scrivere documenti di denuncia ed anche in questa occasione non è venuto meno al suo compito istituzionale.
Il suo è un atto di accusa contro il governo dell'ente, giudicato completamente incapace a far fronte alla gravità dei problemi.
“Caro Presidente, lei non capisce le istanze sociali dei cittadini che vogliono finalmente una linea chiara di condotta e mezzi veramente utili per la battaglia contro le mosche.
I mezzi proposti fin ora sono inadeguati alle esigenze drammatiche del momento.
Non esiste una programmazione veramente valida .
Non sono neanche stati compiuti studi, analisi o dibattiti accurati e approfonditi per garantire sia la metodologia di intervento sia la sicurezza che i mezzi usati saranno efficaci.”
Il documento continua imperterrito fra analisi di situazioni e citazioni di fonti statistiche e di prese di posizione nelle varie assemblee e consigli di amministrazione.
Il cambiamento xe proprio una necessità per tuti e non un tradimento de accordi o de fiducia nei confronti del Presidente.
"Xe ora de cambiar! Volemo le dimission del Presidente!" conclude solennemente il docu-mento.
De Contrari ha dato proprio anche l'anima nella lettura del documento, sforzandosi di rappresen-tare nella voce rotta dall'emozione il proprio convincimento di battersi per una causa giusta.
L’ordine ai membri dell'Opposizione è chiaro.
Tutti devono adeguarvisi tempestivamente.
Non sono, infatti, ammessi tentennamenti, precisazioni, discussioni, si può solo obbedire ciecamente perché De Contrari ha concordato la sua linea con il direttivo dell’Opposizione.
Segue una breve pausa di riflessione.
Un silenzio innaturale se si pensa solo al brusio incessante che ha caratterizzato il dibattito.
Politicante sa bene che i voti dell’opposizione non sono sufficienti: Commendatore, Consenso, Speraindio e Virgineo.
Sono tutte persone fidate.
Commendatore e Consenso li ha conosciuti sui banchi delle elementari quando ne combinavano di tutti i colori.
Erano tre pesti scatenate. Il terrore delle giovani supplenti che si divertivano a fare ammattire con gli scherzi più impensati.
Avevano un’indubbia influenza sui loro compa-gni di scuola che non osavano commentare i loro modi inurbani. Li avevano così plagiati che erano pronti a sostenere le loro burle per paura di dovere essere a loro volta sottoposti alle vendicative angherie.
Erano insomma dei tipi da non toccare sin da allora.
Abituati a comandare e a farsi obbedire.
Questi voti non bastano anche se a loro si aggiunge quello di Naturista.
Politicante sa bene che è meglio fare almeno finta di accontentare tutti, di tentare impossibili mediazioni, dire la più evidente banalità, pur di tenere vivo un filo di dialogo.
Perché – suole ripetere – se ghe xe contato una mediazion la se trova sempre.”
Odia, come tutti i mediatori, le posizioni radicali, le verità troppo nette, i principi e i ragionamenti troppo logici.
In questo caso per dire il contrario di quello che ha sostenuto fino a quando non ha ottenuto la presidenza della Banca  non esistono possibili mediazioni e invece di prendere la parola per la stoccata definitiva continua a tacere.
























4.              Capitolo. Le dimissioni.


Dimission...Dimission...”scandisce l’Opposi-zione con Naturista, Falcidia e De Contrari.
Politicante con espressione impassibile conti-nua a tacere.
Il grido di battaglia della minoranza aleggia nel silenzio della sala e a poco a poco si spegne.
Non è alimentato dal fuoco attizzato poco prima da Politicante che invece con suo silenzio getta acqua abbondante sulle fiamme.
Il Presidente sente che ormai è la lama affilata della ghigliottina che deve decapitarlo del suo potere, del suo prestigio è lontana.
Il Presidente si sente rinascere a nuova vita.
E’ ben saldo sulla sua poltrona dirigenziale munita di due solidi braccioli mentre solo poco tempo prima si vedeva piombato pesantemente sul pavimento lucido di cera.
E’ incredibilmente solido.
L’alleanza riconfermata e pagata a prezzo pieno da Pattona regge alla grande.
La Waterloo annunciata è stata scongiurata.
L’Opposizione ha, invece, registrato una pesante sconfitta.
Chi resta saldamente al comando del Consorzio è sempre l’Organizzazione.
Gli uscieri, non usi a simili clamori, seguono, in verità con un sorriso ammiccante, l'intera vicenda congratulandosi con Presidente per avere mantenuto la sua poltrona.
Essi non sanno che non è farina del suo sacco e che l’operazione si è conclusa felicemente per l’intervento esterno di Pattona.







5.              Capitolo. Il gioco dei potenti.


E’ il solito gran gioco dei potenti.
Una volta si giocava una battaglia vera che poteva provocare stragi per lungo tempo.
Per uno strano sentimento di onore e di fedeltà al potente di turno gli eserciti si sgozzavano per anni; se le truppe si rifiutavano finivano lo stesso al cimitero spediti dai loro stessi compagni.
La soldataglia guadagnava da vivere col mestiere delle armi, in più si spartiva una parte del bottino di guerra, se andava bene, altrimenti si moriva senza una vera ragione.
I veri motivi di perché si dovesse spargere tanto sangue li sapevano solo i potenti.
La sete di dominio esige il suo contributo.
Ora questi conflitti restano nei paesi poveri del mondo che ancora si scannano con guerre etniche.
Il vicino di casa diverso per razza o per religione diventa nel volgere di un mattino il peggiore nemico, in forza di un odio mai sopito.
Lui deve essere annientato fisicamente, non ci sono altre possibilità, per fare posto ad altre etnie che semplicemente vogliono la sua casa e il territorio che ha occupato fino al giorno prima.
Non ci può essere mediazione, ma solo distruzione.
Nelle aree più civilizzate del mondo le parole hanno sostituito le spade e le ferite non sono corporali. Il business non consente spargimenti di sangue.
Se ci deve essere uno scontro, questo deve essere giocato lontano in terre già bruciate dal fuoco della guerra.
Il progresso ha fatto chiaramente capire che nelle aree economicamente forti è inutile soppri-mere fisicamente una persona: per togliere il potere basta, infatti, più semplicemente fare perdere le maggioranze democratiche che reggono i potenti; per fare questo tutti i mezzi sono leciti.
Chi arriva al vertice deve rispettare precise direttive non scritte.
Non si devono mai raggiungere situazioni di tensione che possano mettere in forse l’auto-revolezza dell’Organizzazione.
Se le tensioni esistono queste devono essere superate.
Bisogna lavorare sodo acquisendo il consenso.
Creare posizioni di potere e pagare profu-matamente le complicità che i raccoglitori di voti sono in grado di mettere insieme per non fare saltare il sistema. 
Se ci sono dei problemi, questi devono essere risolti cercando e trovando scelte condivise.
Bisogna adeguarsi come bisce ad indicazioni, sapere fare marcia indietro, coinvolgere la stampa, addolcire le notizie, rilasciare interviste, smentire la verità di un secondo prima, attaccare con durezza chi tenta di minare le tue capacità facendo critiche vere ma inopportune.
Non è un gioco semplice perché chi comanda non è chi detiene le cariche ufficiali; chi comanda sono altri.
Il Presidente deve solo fare finta di essere in grado di tenere sotto controllo la situazione.
Non importa se non si raggiungono degli obiettivi, se si producono solo chiacchiere.
Bisogna convincere che quella adottata è la migliorie soluzione possibile.
Il Presidente ha saputo persuadere, ha superato un malcontento dilagante, ha creato - nuovi consensi, ha sistemato il boiardo che contribuisce in via determinante a formare la maggioranza.
La partita è rinviata al prossimo Consiglio di amministrazione.






6.              Capitolo. La conferma.


Il nuovo consiglio di amministrazione è convocato a stretto giro di posta.
No resta che far na nova votazion dato che il Presidente xe sta criticà.” suggerisce Politicante che non vuol chiudere subito la partita godendo di essere il punto di equilibrio che può fare cadere l’attuale maggioranza.
Questa non si è disgregata proprio perché Politicante è rientrato nei ranghi.
Tutti i consiglieri dell’Organizzazione atten-dono la dichiarazione di voto.
Politicante chiede la parola.
 “Caro Presidente” esordisce “so sodisfato de la grande mobilitasion ma no se pol andar avanti cusì. Bisogna trovar strade nove per dar risposte ai nostri amighi. Ghe vol na nova spinta”.
Politicante, il leader più autorevole dei rappresentanti dell’Organizzazione conferma defi-nitivamente il Presidente deludendo quelli che credevano in un suo ripensamento.
I membri dell’Opposizione cominciano a chiedersi cosa ha significato il suo cambiamento di posizioni.
Qualcuno mormora che da quando Politicante ha avuto la presidenza della banca tutto è rientrato.
Nessuno ha però il coraggio di attaccarlo perché quando uno ha agganci così forti per diventare presidente di una Banca bisogna cominciare a temerlo e a rispettarlo sul serio.
Nessuno si stupisce di quanto sta accadendo, perché in politica non si può mai dire mai.
Tutto può cambiare, non valgono valori assoluti ma solo relativi; le maggioranze possono scio-gliersi come neve al sole o possono confermarsi.
Basta una leggera brezza per fare spostare i voti che contano da una parte all’altra; solo i navigatori più esperti riescono a stare sempre a galla evitando il rischio di affondare.
L’Organizzazione, comunque, mantiene salda-mente il timone.
I giochi sono fatti e soprattutto il nuovo consiglio è certo della sua stabilità.
Non bisogna cercare nessun altro per raffor-zarla.
No volemo inciuci con l’Opposizion!” ribadisce con vigore Politicante che reclama una linea di azione lineare senza commistione di ruoli.
In realtà non ci sono incarichi da dividere con qualche altro che si voglia aggregare a sostegno del nuovo consiglio; con nuovi ingressi si scombinerebbero gli equilibri e le mediazioni pesate col bilancino.
Quello che conta è il consenso di Politicante: a lui si deve pagare il giusto tributo.
Su questo si può essere certi, perché lui, da navigatore esperto, ha legato i fedeli seguaci con un patto di ferro.
Un successo risicato, ma che ha tutte le caratteristiche per durare perché il vincolo che lega i suoi fautori si preannuncia duraturo.
:12.75p� 7n - � ��( rmal'> 















5.              Capitolo. Il grande intrigo.


La crescente ambizione di Presidente richiede la necessaria espansione del Consorzio.
L’ente non è più in grado di assorbire le richieste di assunzioni che i clientes tutti i giorni gli sottopongono.
Occorre inventare una maggiore richiesta di servizi pubblici per creare occupazione.
Ogni emergenza deve diventare occasione di impiego.
Naturalmente le attività da svolgere devono essere le più elementari e poco faticose per essere appetite dalla folla che tutti i giorni gravita nell’ufficio di Presidente.
L’economia reale che crea beni e servizi viene affiancata dall’economia dei servizi fittizi, retta sulle sovvenzioni.
Non è semplice creare un intrigo immaginario inesistente.
Innanzitutto occorre non avere alcuno scrupolo. Bisogna essere megalomani per credere che un impero possa reggersi su fondamenta di carta e sprovveduti per ritenersi dei manager nel creare strutture prive di un reale utilità che abbisognano di continue iniezioni di fondi.
Il compenso è il ringraziamento degli adulatori che per uno stipendio fisso venderebbero l’anima al diavolo.
Il gioco ha radici antiche e Presidente lo sa bene.
Al Popolo bisogna darghe panem et circenses”
Non erano gli stessi Romani che garantivano al popolino pane e giochi del circo, per ingraziarselo?
Lui ha solo aggiornato la formula dando al popolo dei suoi elettori la possibilità di campare senza ingegnarsi molto.
Bisogna essere incoscienti per pensare che il meccanismo possa reggere all’infinito.
Finché il gioco funziona c’è, però, il potere che dà la sensazione più inebriante.
Tutti ti considerano un essere speciale.
Tutti ti ossequiano e fanno a gara per mostrarsi disposti ad esaudire ogni tuo desiderio.
Se si vuol essere il nuovo amministratore vi è la necessità di trovare il meccanismo perfetto, la formula che consenta di gestire al meglio l’occupazione per lavori inesistenti.
Appesantire gli organici non è così semplice.
Le attività devono essere elementari e se c’è bisogno di tecnici specialisti nella disinfestazione si possono benissimo assumere addetti stampa e alle pubbliche relazioni o addetti alla pulizia delle aiuole
L’importante è riuscire a soddisfare le esigenze dei possibili elettori.
Non bisogna porsi troppi problemi ed in questo Presidente è un maestro.
La presidenza della Commissione informa-tizzazione attribuita a Virgineo è stata un vero colpo di genio.
Virgineo, infatti, crede in maniera esagerata alla informatizzazione: per lui non è uno strumento per rendere più semplice il lavoro ma è proprio una filosofia di vita secondo la quale la informatizzazione è la panacea di tutti i mali.
Chi meglio di lui che ci crede può essere il presidente della Commissione?
Chi può spingere in maniera esagerata lo sforzo di elaborare elettronicamente i dati in possesso del Consorzio?
Gli occhi di Politicante brillano di gioia quando Virgineo gli comunica che il suo piano di assunzioni per dotare il consorzio del più moderno e completo ufficio è passato all’unanimità.
Dalla Capitale è arrivato l’assenso al piano compresi i finanziamenti per le attrezzature necessarie.
La parola modernizzazione ha un effetto magico: nessuno si sente in diritto di combatterla.
Il piano e smisurato prevede postazioni di rilevamento e monitoraggi continui.
Il flusso di dati da gestire da parte del consorzio, per dare il maggior numero di informazioni, è enorme.
Nessuno si è posto la questione se in concreto il rilevamento consenta di combattere il flagello delle mosche perché i problemi non si possono risolvere tutti in un colpo solo!
“Intanto rileviamo, poi si vedrà. Se non funziona cambieremo il piano!” commenta Virgineo.
4 �?o i � ��( o di accollarsi quel lavoro in più di quello che gli era stato affidato.
L’incompetente forse voleva significare che in quell’ufficio era l’unico a lavorare, forse voleva mettere in cattiva luce i colleghi o peggio voleva eliminare il lavoro ed evitare di poter creare nuova occupazione?
E’ indubbio che solo creando un maggior num-ero di uffici si possono avere migliori servizi pub-blici; costituire più enti significa ottenere più posti per sistemare i boiardi e più potere all’Organizza-zione.
La maggiore spesa serve solo a creare un maggior giro di ricchezza a beneficio di tutti; per questo gli ambienti più influenti apprezzano il movimentismo di Presidente anche se devono pagare il prezzo di tenersi una schiera crescente di boiardi.
C’è sempre qualcuno di cretino da sistemare e allora avere dei contatti giusti con l’Organiz-zazione serve per trovargli un posto di tutto rispetto.
l’6 �@u i � ��( fabbricazione del prodotto naturale, non inqui-nante e perfettamente compatibile con la tutela dell’ambiente.
Finalmente si sono verificati tutti i presupposti per procedere ad una campagna d’appalto nelle condizioni più favorevoli.
La maggioranza è più salda.
Il rimedio non è stato contestato da nessuno.
Sotto il profilo finanziario, il budget è illimitato perché la soluzione tanto desiderata adesso è lì a portata di mano ed è noto che l’urgenza serve proprio per legittimare lo sforzo finanziario.
A Presidente non rimane che concordare con Pattona i dettagli dell’operazione; essa deve essere faraonica.
Per avere successo l’Organizzazione non deve risolvere i problemi con mezzi semplici con una spesa ridicola.
La soluzione sarebbe poco apprezzata.
Se il rimedio costa poco, se non c’è una mobilitazione spropositata di persone e mezzi vuol dire che il problema è di facile soluzione e tutti possono risolverlo con facilità.
Un dispiegamento di mezzi e di persone serve a dare il segno dell’impegno profuso.
Potere disporre di somme ingenti di denari serve a dare a tutti gli amici un segno tangibile di quello che la nuova coppia può realizzare per loro.
Tuto quelo che se deve far bisogna farlo spendendo de più; bisogna trovar el nostro tornaconto.”
Questo è il motto di Presidente e su questi principi sta creando la sua fortuna.
L’affare delle mosche deve ingigantirsi coinvolgendo tutto e tutti.
La stampa e la televisione devono parlarne fino alla nausea.
Le iniziative di Presidente devono essere sempre al centro delle notizie.
Il Consorzio può così trovare l’occasione per organizzare un’attività di informazione degli interventi da effettuare sul territorio e un’attività di consulenza per ottenere il meglio di quello che il mercato può offrire per risolvere il problema definitivamente.
Solo realizzando questo percorso completo in tutti i suoi pur minimi dettagli Presidente può avere il giusto riconoscimento del suo impegno.
Gli amici dell’Organizzazione possono trovare lavoro e successo personale.
Con l’attività di informazione e di consulenza Presidente sa di avere la possibilità di accon-tentare i consiglieri e i supporter più importanti.
L’attività principale che comporta la solu-zione del problema consente di realizzare l’affidamento dell’appalto per la realizzazione degli strumenti per combattere il fenomeno: le palette e il Moscfior.
Lui e Pattona possono in tal modo, tra il consenso generale, gestire la parte più interessante dell’operazione: l’appalto delle palette e della produzione e distribuzione del Moscfior.
ft:1.0� BDa g `p' 0�) :.0001pt;text-indent:12.75pt;line-height:normal'>I suoi proventi sono tutti documentati.
E’ vero, ingenti somme derivano da consulenze un po’ dubbie.
Effettivamente non si capisce perché siano stati dati così tanti denari per prestazioni di così poco conto.
Ogni prestazione, però, è stata regolarmente fatturata.
Come può un abile investigatore non accorgersi che è stato fatturato il fumo, il niente, che sono stati dati dei soldi veri per delle bufale?
Fare i controlli di sostanza è però difficile.
Ci vuole gente preparata che magari è stata ri-mossa tanto tempo prima perché non possa dare troppo fastidio.
E’ più facile controllare i timbri, che siano stati messi tutti i visti necessari che la fattura sia stata regolarmente annotata.
Verificare che si è fatturato il nulla è più complicato, seguire il percorso tortuoso del denaro è difficile e poi ci sono i cavilli procedurali.
La strada del giusto è irta di difficoltà è molto più facile realizzare degli imbrogli che provare che sono stati commessi.
Pattona non ha commesso il più piccolo errore formale, non ha trascurato nessun dettaglio ed è per questo che è lì a salutare gli altri che vanno verso il meritato castigo.
Lui forse che lo merita più di loro, è lì pronto a ricominciare il gioco.
Bisogna rifondar un novissimo Movimento per i diritti de tuti” dice Pattona.
Guarda gli ultimi seguaci rimasti fuori dalla bufera come per vedere se c'è qualcuno che possa rimpiazzare i suoi fidi oramai caduti sul campo.
Fa un sorriso di saluto a Giovanni.
So pronto.” gli risponde manifestando il suo impegno per ricominciare.
E’ necessario trovare una nuova faccia pulita che non sia stata minimamente toccata dall’av-ventura precedente.
Sta a lui plasmare questo nuovo adepto ad immagine di Presidente o di Commendatore.
C’è sempre qualcuno disposto a ricominciare il gioco dei potenti.
L'adrenalina che ti dà il potere, il sottile piacere di comandare, di comprare col denaro quello che vuoi è un sogno di onnipotenza che travolge e anima molti verso nuove avventure.
A chi ha poco e vuole avere di più non interessa il mezzo con cui può raggiungere una posizione al sole.















6.              Capitolo. Alla Capitale.


L’onda di piena arriva, ma poi passa.
Il fiume cattivo che tutto travolge e non trova nessun ostacolo in grado di fermarlo poi si quieta perde il suo vigor giustizialista originario. Viene ammansito dagli avvocati dai ricorsi dai gradi di giudizio.
Anche le più tremende calamità naturali alla fine finiscono e la vita riprende il suo corso fra le macerie.
L’importante è non esser lì ma in una altro posto a godersi il frutto del proprio lavoro.
L’operazione è talmente piaciuta a Pattona che Presidente dopo un breve periodo di domi-ciliari è stato rilasciato con tante scuse perché le prove non erano sufficienti per condannarlo e l’Appello ha confermato l’assoluzione per insufficienza di prove.
Lui, grazie alla sua esperienza ha trovato subito un nuovo posto di Presidente in un ente della Capitale  che si occupa di niente ma che garantisce un ottima indennità senza grandi preoccupazioni.
Da lì si possono seguire altri affari in tutta tranquillità.

Nessun commento:

Posta un commento