venerdì 5 aprile 2013

L'affare. Barbino


1.              Capitolo. Barbino.


Il boiardo incaricato è autonomo nella gestione del suo servizio, il funzionario risponde all’Orga-nizzazione che lo controlla.
Barbino è preposto al compito di verificare il lavoro dei boiardi.
E’ stato promosso sul campo perché ha dimo-strato una particolare abilità.
Piccolo di statura, con un pizzetto mefisto-felico, Barbino ha l’aspetto sgradevole di chi gioca con le persone.
Gli occhi di Barbino, scuri come la pece, ti penetrano nell’anima, indagatori di ogni tuo più recondito pensiero.
E’ fortemente consapevole del suo enorme potere.
Sa che una sua semplice parola può innalzare alle stelle un piccolo impiegato.
Chi fino al giorno prima portava le mezze maniche per riparare i gomiti delle giacche da una preventiva usura può in un battibaleno ascendere all’empireo dei boiardi e passare dai grandi magazzini ai negozi di abbigliamento più esclusivi .
Una semplice illazione può fare cadere in disgrazia il più importante dei boiardi e farlo precipitare al primo gradino dove deve riprendere ad indossare le famose mezze maniche.
L’arte di Barbino è quella di scegliere i suoi collaboratori.
E’ lui che seleziona incessantemente le nuove leve che possono essere i boiardi di domani.
La sua principale qualità è l’arroganza.
L’arroganza di conoscere gli fa presumere di essere competente in tutto non tollerando che nessuno gli faccia alcuna critica, anche quando sbaglia, perché la ritiene offensiva alla sua immagine.
Nel suo enclave non conta molto sapere risolvere i problemi che ti vengono affidati.
A questo provvede Barbino.
E’ una sua esclusiva competenza risolvere ogni questione di una certa rilevanza perché così esercita il suo potere invasivo che non tollera intromissioni.
L’aspetto professionale non è quindi decisivo per scegliere il collaboratore.
Questo deve essere principalmente un buon esecutore e non deve porre troppi problemi.
Il collaboratore deve essere soprattutto un suddito.
Deve semplicemente obbedire agli ordini dettagliati che gli sono impartiti.
Cosa dovemo fare oggi capo.” Rebecca, la kapò di Barbino, si rivolge a lui abitualmente così ogni mattina quando si incrociano nell’ufficio dell’Organizzazione dimostrando semmai, se ce ne fosse ancora bisogno, la sua completa sottomissione. Non deve spingere troppo le sua volontà di carriera, deve tenere conto degli equilibri che si sono cristallizzati nel tempo.
Certi fascicoli è meglio che li guardi solo Barbino; è meglio che i sottoposti non ficchino il naso in questioni che non li riguardano.
Devono solo badare a quello che è stato loro affidato: nulla di più!
E’ meglio non cercare rapporti troppo privilegiati con i capi dell’Organizzazione cui Barbino deve rendere conto.
Se uno si muove senza la necessaria discre-zione e ricerca rapporti troppo diretti con i vertici dell’Organizzazione, risulta immediatamente sgra-dito al grande capo perché non sta al posto suo!
I rapporti diretti e confidenziali sono riservati solo a lui.
Se il collaboratore non si dimostra all’altezza del compito ed il servizio è giudicato insufficiente tanto meglio.
L’intervento dell’Organizzazione consente, infatti, la creazione di un Commissario di livello superiore che, con una modesta prebenda aggiuntiva, ha modo di affermare nuovamente l’efficienza dell'Organizzazione.
Il boiardo inefficiente non è però rimosso, perché l’Organizzazione è sempre clemente con i suoi adepti, ma semplicemente spostato ad un altro compito adeguato alle sue capacità.



































2.              Capitolo. Il controllo del territorio.


L’importante per un controllo capillare del territorio è creare tanti centri decisionali.
Sono Associazioni che si occupano dei più svariati problemi che interessano la comunità.
L’associazione per la cura degli stagni, l’associazione per le piste ciclabili, l’ente per il riciclo dei rifiuti, Presidente ogni giorno se ne inventa una.
La sua attività è vorticosa; anche tre cene per sera, due o tre incontri da una parte all’altra del territorio. Non c’è inaugurazione o taglio di nastro che non lo veda in prima fila.
Lui deve curarsi anche dei finanziamenti. deve reperire nuovi introiti istituendo nuove tasse o richiedendo contributi liberi ai protagonisti dell’economia del territorio.
 Loro non gli negano mai nulla per paura di trovare un nemico che nulla dimentica sulla loro strada. Chi non ha un piacere da domandare all’Organizzazione?
Tutto quello che succede deve avere in lui il principale protagonista: il suo controllo spazia su tutto; l’unica cosa che non riesce a controllare sono le mosche.
Ogni tanto gli enti entrano in conflitto tra di loro.
Allora le riunioni, le commissioni e le discussioni sono necessarie.
E’ una ricchezza per la comunità questo interessamento serrato.
Poi arriva la mediazione di Presidente e tutto si risolve.
L’unica piccola difficoltà è data dal fatto che tanto interessamento, tanta documentazione e tante discussioni comportano oneri sempre più gravosi. La spesa è fuori controllo.
Presidente non si scompone: il suo segreto è la calma e la discussione fino alla nausea.
C’è qualcuno che protesta perché ci sono troppi enti.
Benissimo! Presidente organizza un convegno dal titolo interlocutorio: “Ridurre i costi per amministrare? Una scommessa perdente?”
Fra i boiardi non mancano consulenti pronti a relazionare su ogni questione. Fin troppi sono nel libro paga dell’Organizzazione.
Uno sponsor per un buffet splendido non può mancare: il successo è assicurato.
Il risultato è scontato e tutti acclamano l’utilità dell’ente: non si vuole mica licenziare?
Chi è costretto a lavorare duramente per man-tenersi e arrivare alla fine del mese non ha più la voglia nemmeno di protestare.
Presidente è riuscito ancora una volta a metterlo alle corde.
E’ qui che Barbino ha un’idea prodigiosa in occasione dell’approvazione del nuovo piano urbanistico.
C’è solo la continua necessità di riuscire a recuperare ancora risorse per l’Organizzazione.
La cosa sembra impossibile dopo i balzelli imposti agli enti principali per garantire ai boiardi una posizione di prestigio.
Le pressioni per acquisire la possibilità di costruire, con la trasformazione di nuove aree agricole in residenziali o industriali, sono enormi.
Il Pattona preme per ottenere, attraverso una sua immobiliare, la realizzazione a nord della città di un vasto centro commerciale, proprio a margine della strada di grande comunicazione che porta verso il capoluogo.
In quel punto la pianura è verde coltivata a granturco ed è attraversata da una roggia che corre lungo la strada.
Il Pattona intravede la possibilità di coprire tutto con una grande colata di cemento armato e offre spontaneamente una cifra esagerata a Presidente per il finanziamento delle iniziative dell’Organizzazione.
Barbino vede nel piano un’occasione di sviluppo per la città e di finanziamento per l’Organizzazione.
Inventemose un controlo del territorio co società specializate nela pianificazion.” propone.
Già Presidente intravede la possibilità di affidare incarichi prestigiosi ai boiardi e finanziamenti all’Organizzazione da parte delle società incaricate di predisporre i piani di intervento e di tutti quelli che devono realizzare interventi edilizi.
Basta fare passare tutti gli atti di regola-mentazione del territorio presso le società e così si può controllare ogni più piccolo intervento.
El potere se crea col controlo” dice Barbino.
Xe vero” conferma Presidente.
Barbino si mette all’opera.
Presiede, con l’aiuto di Presidente, una delle commissioni di approvazione dei progetti. Non ne scappa una. Una dopo l’altra le commissioni diventano preda di Barbino che riesce sempre ad avere i numeri per essere nominato.
Chi meglio del controllore è in grado di redi-gere o di fare redigere dei progetti che possano ottenere un’istantanea approvazione?
Lo staff di Barbino aumenta.
Il lavoro importante con commesse ricche, che fanno girare un vortice di denari, passa tutto dal suo studio, agli altri restano le briciole.
L’arroganza di Barbino non conosce limiti.
Xe perché i altri no xe boni de progetar” dice sfrontato.
I finanziamenti pubblici arrivano subito, se i progetti sonno firmati da uno del suo gruppo; con lui garante con ci sono più tempi di attesa.
Barbino grazie all’Organizzazione è diventato componente della Banca di finanziamento dei progetti sociali.
Basta che la richiesta sia firmata da lui che ogni aspetto legale è risolto.
La sua influenza dilaga: è dappertutto.
Il successo è strepitoso: non c’è un progetto importante che non passi dal suo studio.
Poi tocca alla pianificazione essere la preda di Barbino.
Come xe pol fare i progetti se i piani xe sbagliai” suole ripetere.
Lo studio di Barbino diventa sempre più importante, ingurgita tutto quello che può con una voracità senza pari.
Diviene in breve tempo il punto di riferimento di tutte le operazioni che hanno per intermediaria l’Organizzazione.
La sua specialità sono i cambiamenti di desti-nazione dei terreni.
E’ sufficiente affermare che l’area agricola confinante con quelle di espansione deve mutare destinazione ed il gioco è fatto.
Basta vedere chi sta al gioco, chi in cambio della variazione è disposto a fornire un solido contributo all’Organizzazione.
Barbino è il braccio operativo ma le indicazioni di chi privilegiare nelle operazioni spetta a Presidente.
L’unico vero regista è lui: egli tesse i rapporti con chi ha la possibilità d’intervento perché una volta realizzata l’operazione occorrono nuove risorse per realizzare.
Il progresso, l’espansione economica ed il benessere impongono un gioco complicato.
Bisogna muovere tante e tante pedine perché l’operazione riesca ed ogni pedina deve avere il suo tornaconto con soddisfazione di tutti per rendere più grande l’Organizzazione.
Ogni operazione contribuisce a rendere più evidente il successo di Presidente che tiene saldamente in mano le redini di tutte le attività.
Quasi più nessuno si ricorda delle mosche che sono sì un fastidio, ma come potere fare delle colpe a Presidente con tutto l’impegno che mette a vantaggio della comunità?
Chi ha il coraggio di schierarsi contro i boiardi per affermare delle verità evidenti ma che comportano un rallentamento dell’interventismo dilagante?





































3.              Capitolo. L’appetito vien mangiando.


L’ascesa di Presidente nell’empireo del potere non ha più limiti.
La macchina che ha messo in moto ha un unico grande difetto: il costo elevato.
E’ un motore che ha bisogno di sempre maggiori risorse perché gli appetiti dei boiardi crescono in maniera esponenziale.
Non si accontentano mai, vogliono sempre di più.
Come chi ha abituato il suo ventre ad una dose sempre maggiore di cibo non riesce a fermarsi ha sempre più fame e vuole mangiare sempre di più col rischio di scoppiare.
Presidente è costretto a saziare la fame cre-scente dei boiardi inventando giochi sempre più pericolosi.
Il giro di soldi diventa ancor più vorticoso perché le spese aumentano a dismisura.
I membri dell’Organizzazione diventano via via più esosi: il costo del consenso si paga sempre più profumatamente.
Le richieste di incarichi di consulenza, di interventi finanziari di sostegno all’attività di società più o meno benefiche, di pranzi di lavoro, di viaggi di istruzione si fanno sempre più assillanti.
Gli introiti che derivano dai fondi raccolti dai sostenitori sono sempre più scarsi, i fondi provengono oramai da continue spoliazioni dei bilanci degli enti controllati.
Su tutto c’è una tangente che deve coprire i costi inarrestabili dell’Organizzazione, per rea-lizzarla si inventa di tutto: si creano bisogni fittizi per risolverli con attività che servono solo a dare da lavorare agli amici dell’Organizzazione.
La società è appesantita da costi inutili che come un’idrovora prosciugano tutte le risorse disponibili.
L’Ente per la spazzatura non centra nulla con l’attività del Consorzio, ma l’importante non è l’attività bensì il progetto e quindi quell’ente può essere gestito allo stesso modo con gli stessi principi: accontentare i sostenitori e creare posti di potere per i boiardi.
Quelli che hanno fatto esperienza al Consorzio sono collocati nell’Ente per la spazzatura.
L’Ente per l’assistenza agli anziani è il terzo soggetto da occupare con le stesse truppe sempre più agguerrite.
Non è una guerra truculenta come quella dei cent’anni ma gli effetti si preannunciano deva-stanti.
Gli effetti dell’occupazione dei boiardi sotto il controllo di Presidente è micidiale per le casse dell’ente, appesantite dai nuovi costi di gestione della nuova classe dirigente.
I costi per l’amministrazione aumentano verti-ginosamente mentre diminuiscono i denari da destinare alla lotta alle mosche.
Così si risparmia su tutto fuorché sui diritti dei boiardi che ingrassano sulle spalle dei normali cittadini destinati al più ferreo digiuno.

















4.              Capitolo. L’autostrada.


La costruzione di un’autostrada è il chiodo fisso di Presidente.
Per acquistare prestigio nell’Organizzazione deve cercare a tutti i costi di favorire la costru-zione di un’autostrada.
L’infrastruttura consente l’urbanizzazione del territorio.
Tante aree che passano di destinazione.
Dalla destinazione agricola a quella residenziale o industriale la differenza è tutta in un retino sul piano regolatore e Presidente può metterne uno del colore desiderato.
Una montagna di soldi che si sposta favorendo e facendo crescere dal nulla delle rendite di posizione esagerate.
Ci pensa l’Organizzazione ad assegnare a boiardi di fiducia tutta l’operazione a cominciare da chi deve redigere il piano che deve rispettare scrupolosamente le indicazioni che la stessa Organizzazione darà riguardo all’impatto sul territorio.
La bravura di Presidente è quella di individuare ogni singolo soggetto che può essere beneficato, lui deve fargli capire la bontà della scelta, i vantaggi economici che la sua proprietà ottiene con la modifica del piano.
Fatto questo è facile convincere chi ottiene un sì grande beneficio economico a supportare l’Organizzazione che tanto si è prodigata per ottenere l’esecuzione di quella importante infrastruttura.
Chi è dentro l’operazione acquista tutti i vantaggi, che ne sta fuori o ne è solo a margine ottiene invece gli svantaggi dell’urbanizzazione: più cemento, più congestione e trasformazioni a volte violente dei luoghi che mutano comple-tamente e sottraggono il paesaggio di una volta, senza neanche intravedere i benefici economici.
Presidente non tollera chi si oppone alla realizzazione dell’opera che è diventata il simbolo dello sviluppo economico del territorio e del suo potere di imporre delle scelte che possono consacrare la sua ascesa nell’Organizzazione.
L’autostrada xe el progreso, chi non capise se contro.” la dichiarazione di guerra è pronunciata.
Lui si è messo con tutta l’anima a spon-sorizzare l’autostrada: tre quattro riunioni al giorno per convincere i più riottosi con incontri e dibattiti.
La Commissione Affari Generali si è scatenata nel promuovere cene e dibattiti nell’intero territorio interessato al percorso.
Un lavoro improbo nel quale Presidente è maestro nel tenere in piedi i dibattiti, nello stringere mani, nel promettere piaceri di ogni tipo e nel convincere gli incerti, ricordando il suo interessamento in precedenti iniziative.
E’ difficile, però, mettere d’accordo chi vuole e chi non vuole un’infrastruttura così impattante sul territorio.
Allora c’è la contrattazione sulle varianti al percorso, c’è da promettere dei finanziamenti ai vari comuni per realizzare una bretella di collegamento, un asilo, per la realizzazione della piscina comunale tanto desiderata o un finanziamento per ampliare il campo di calcio della squadra del cuore.
Nessuno può resistere al pressing estenuante di Presidente: un vero martello quando c’è da realiz-zare un suo progetto.
Lui non smette mai quando vede che ci sono delle condizioni favorevoli.
E’ come una sanguisuga che si attacca e non molla la presa fino a quando può succhiare.
Le battaglie hanno un effetto importante su tutta l’Organizzazione.
Esse mobilitano la base, mobilitano i dirigenti e rendono più agevole il controllo.
E’ più facile cacciare i dissidenti che hanno sempre qualcosa da dire e non sono mai contenti di nulla.






































5.              Capitolo. Il viaggio della memoria.


A Presidente piace molto viaggiare.
Un’opportunità che le condizioni poco agiate della sua famiglia non gli hanno concesso nel passato.
Gli incarichi ottenuti dall’Organizzazione hanno consentito di rimediare a questo deficit e hanno compensato le occasioni perdute nella sua giovinezza.
La presidenza gli dà ora delle opportunità in più perché non deve aspettare di essere delegato dal Presidente o dall’Organizzazione: ora il Presidente è lui.
Tutte le volte che al Consorzio arriva un invito lui non può mancare.
Predilige i viaggi scientifici dove partecipa a convegni su temi specifici che non conosce.
Una breve relazione fatta dal dott. Bianchi risolve facilmente il problema.
I viaggi preferiti sono quelli effettuati per celebrare le ricorrenze.
Nei cosiddetti viaggi della memoria l’occasione di ricordare il passato è per lui un’ottima opportunità per trascorrere al meglio il presente.
Basta prendere un libro di storia, copiare qualche riga e poi condirla con la sua magistrale oratoria.
Presidente a parole è imbattibile. Lui riesce ad essere convincente nel trasmettere messaggi chiari sul filo del banale che valorizza coll’intonazione della voce e con la sua mimica ammiccante e persuasiva.
Il fatto che sia un cinico e che dei valori di cui parla non gliene importi un fico secco nulla gli impedisce di persuadere gli altri che in quei valori credono ciecamente.
Molti si sono sinceramente commossi alle sue celebrazioni perché Presidente è un vero maestro nel ricordare, nell’ammonire, nel risvegliare gli animi assopiti.
Quella volta però la sua partecipazione è stata memorabile.
Il viaggio della memoria lo ha organizzato lo stesso Consorzio per celebrare la vittoria contro l’invasore.
L’indipendenza della nazione è stata salvata in quella battaglia navale dove molti diedero il proprio sangue per difendere il patrio suolo.
E’ per la prima volta che sono coinvolti in quella ricorrenza i ragazzi delle superiori.
Con un’abilità senza pari, attraverso sponsor e mille altre alchimie, Presidente è riuscito a mobilitare una folla di ragazzini da portare in crociera sulle acque della battaglia.
Il viaggio della memoria ha fatto il suo effetto: tutti ne parlano, il successo dell’Organizzazione e del suo profeta è assicurato.
Presidente ha rilasciato interviste sulla commemorazione.
Tuti dovemo esser grati a chi ga dà el proprio sangue per la patria.”
A Presidente essere patriottico piace moltis-simo anche perché è molto semplice come impe-gno e rende moltissimo.
Tutti lo salutano per strada, si complimentano per avere ricordato ai giovani quell’evento memorabile che, senza il suo contributo per riportarlo alla memoria collettiva, può essere dimenticato.
Quella mattina sveglia alle tre per potere prendere il torpedone alle quattro e per imbarcarsi alle diciannove.
Presidente in questo ha toppato: non ha fatto i conti col numero enorme di ragazzini che hanno aderito alla sua proposta.
Le risorse si son dovute dividere per i molti intervenuti perciò, per tenere bassa la quota di partecipazione, si è dovuto modificare il programma originario: niente viaggio aereo e soggiorno in albergo a quattro stelle nell’isoletta vicina alle acque della battaglia, ma viaggio disastroso in torpedone e poi massacro in traghetto.
Costretto a viaggiare col pullman in mezzo ad una scolaresca urlante, Presidente incomincia a rimpiangere di non essere rimasto a casa.
Detesta i cori, le risate sguaiate e soprattutto i ragazzini, tenta invano di convincere i professori ad una dura repressione, ma loro sono abituati e non ci provano neppure.
I xe fioi cosa vol che i fasa in gita?” gli domandano stupiti i docenti.
Dopo una giornata passata in torpedone con le orecchie al limite della resistenza Presidente odia tutti i ragazzini strepitanti.
Laggiù in fondo al torpedone ne hanno fatte di tutti i colori: se le sono date di santa ragione, per scherzo naturalmente, hanno preso in giro il secchione che tenta di portare un minimo di calma, ma soprattutto hanno cantato per tutto il tempo a squarciagola senza un attimo di respiro.
No se pol farli taser un atimo?” continua a ripetere alla professoressa che impotente fa spallucce, abituata al contatto continuo col frastuono più incredibile.
Finalmente, col mal di testa, sono giunti al porto dove li attende un traghetto certamente di sotto alle attese di Presidente.
Solo chiasso, niente incontri ad alto livello, nessuna cena ufficiale né discorsi pomposi. Nulla di ciò che valga una trasferta così faticosa.
In pullman non è riuscito a fare un discorsetto breve breve di presentazione del viaggio, visto il trambusto.
Giunti al porto ha dovuto correggere i suoi appunti, per evitare che troppe frasi fatte ed eccessive cerimonie possano essere contestate dai suoi obbligati spettatori.
Alla partenza del battello è riuscito a dire solo poche cose dopo essere stato sommerso dagli applausi, trascorsi i primi due minuti di chiacchiere.
I giovani sentono a pelle la sua retorica e non sopportano cerimonie troppo lunghe né hanno la compiacenza degli adulti verso i potenti.
Il viaggio della memoria si presenta durissimo anche se gli è stata riservata l’unica cuccetta sul ponte principale strappandola al comandante della nave.
Presidente medita di tornare al più presto alla normalità sfuggendo da quel viaggio infernale.
Non gli interessa neppure che siano sfuggiti alle mosche.
Non vuole più continuare quel viaggio della memoria e, fingendo un improvviso impegno, se ne torna a casa perché è meglio combattere le mosche che quei scatenati compagni di viaggio.


























6.              Capitolo. Arriva il grande caldo.


L'estate è scoppiata tremenda ed implacabile.
Durante il giorno il caldo è insopportabile.
Il cielo è sempre sereno; non si è vista una sola nuvola che prometta la desiderata frescura per tutto il mese di luglio.
La giornata inizia afosa sin dalle prime ore del mattino.
Solo le ore che precedono l'alba portano qualche goccia di rugiadosa freschezza.
Il refrigerio scema velocemente con l'alzarsi del sole che si arrampica al sommo del cielo per rimanervi implacabile per tutto il giorno.
Neppure il tramonto riesce a portare un po’ di brezza.
Sembra che Eolo abbia vuote le gote del più leggero soffio di brezza.
Il grande fiume scorre placido, come sempre in estate, verso il mare: sembra non accorgersi neppure della calura.
E’ più magro del solito; meno maestoso, ma anche più tranquillo, non preoccupa nessuno con timori di piene improvvise.
Le acque, ritirandosi, mettono allo scoperto la sabbia bianca e fina che alla luce del sole contribuisce ad abbacinare lo sguardo.
E’ piacevole camminare su quella sabbia calda e sentirne lo scricchiolio sotto i piedi nudi che affondano nella soffice arena.
Quell'anno non c’è un solo bikini in vista sugli spiaggioni né una tenda piantata a riparo dei raggi del sole cocente.
Quell'anno non c'è nessuno che si bagna nelle acque fresche del grande fiume né un motoscafo né una barca a remi o a motore che solchi le placide acque.
Le uniche imbarcazioni che viaggiano sicure sono le bettoline che trasportano sabbia. Enormi barconi deserti senza alcun passeggero con qualche raro marinaio rintanato in cabina a fianco del pilota.
Le barche a pieno carico affondano nell’acqua fino a rischiare che un’ondina più dispettosa schizzi all’interno senza però provocare gravi danni.
Sul fiume deserto l'assolato silenzio della calura estiva è rotto da un sottile sibilo, da un ronzio sommesso che prende impeto nelle ore del tramonto.
Le rive brulicano di mosche e zanzare che prendono a volte la forma di vere e proprie nubi nere a dispetto della sabbia bianchissima.
Chi si sarebbe avventurato in quell'inferno, o meglio, in quel paradiso perduto, almeno per quella terribile estate?
Qualche timida macchina si azzarda ad arrivare in cima agli argini per osservare la situazione, ma i temerari non hanno però neppure il coraggio di abbassare i finestrini, né tanto meno di uscire dai loro temporanei rifugi.
Le nubi nere di insetti si avvicinano minacciose e impongono con la loro presenza una ritirata strategica.
I ditteri paiono fiaccati dal grande caldo come i loro padroni: nelle cascine le mucche stanno distese all'ombra, pancia a terra, ed hanno un gran da fare con le loro code ad allontanare le mosche moltiplicatesi oltre ogni misura.
La loro pelle coriacea e la loro indifferenza naturale agli insetti è messa a dura prova: succede sempre più spesso vederle rizzarsi in piedi di scatto e partire a veloce andatura, scalciando in tutte le direzioni, per una breve corsa entro i recinti.
Le povere bestie vogliono con quelle pedate possenti cacciare lontano quegli esseri tanto fastidiosi e inafferrabili, senza rendersi conto che la loro forza nulla può contro di loro.
Se gli animali sono per natura corazzati con la loro dura pelle contro le dolorose punture e sopportano con pazienza il fastidioso ronzio, gli uomini no!
Gli uomini sopportano molto meno questo tormento.
Anche gli agricoltori adusi alle fatiche dei campi, al calore del sole e alle normali molestie degli insetti, sono giunti al punto di saturazione di questo nuovo flagello.
Devono uscire dalle cascine bardati con cappucci e guanti ed essere ben coperti in ogni parte del loro corpo per evitare gli assalti.
Questa inusitata armatura male si adatta alla naturale voglia di indossare abiti leggeri e sbracciati per sopportare meglio il caldo crescente dell’estate.
La fatica del lavoro è raddoppiata, gli animi sono esasperati: per entrare in casa devono ingaggiare una vera e propria lotta agitando le mani e scuotendo l'aria come impazziti, per creare uno spazio vuoto di insetti, una sorta di varco tra la muraglia di moscerini fastidiosi.
Si rintanano dentro casa grondanti di sudore, serrando l'uscio precipitosamente, ma senza riuscire a tenere fuori completamente le mosche che inevitabilmente entrano in casa con loro, appiccicate alle vesti, per ingaggiare di nuovo anche all'interno delle mura famigliari la mai sopita battaglia.
La situazione è intollerabile, ma, stranamente, non vi è alcun segno esteriore di insofferenza.
Tutti mugugnano, ma soffrono in silenzio.
Le strade sono vuote: non si vedono né cortei, né comizi.
Nessuno si lamenta attraverso i canoni tradi-zionali di informazione.
Giornali, radio, televisione non accennano più al fenomeno in termini negativi; anzi sembra, sentendo i loro comunicati, che le cose vadano veramente meglio.
In realtà Presidente si è dato molto da fare con i mezzi dell’informazione controllando accurata-mente attraverso l’Organizzazione che filtrino solo notizie positive.
I giornalisti sanno bene che i loro giornali vivono del contributo erogato dall’Organizzazione e se guardano dall’obbedire alle indicazioni che vengono impartite con puntualità.
In realtà il Consorzio non ha fatto ancora nulla.
Presidente sta valutando come realizzare il massimo dall'operazione e si attarda in incontri col Pattona per verificare i dettagli di come realizzare l’affare.
Lui ama ricevere la gente, andare in televisione per raccontare che gli esperti stanno studiando nuove soluzioni.
Gavemo el controlo dela situasion.” continua a ripetere ai sostenitori che gli chiedono di intervenire per combattere le mosche, a tutti promette il suo intervento.
Chi dise el contrario mente, ne vol mal.” negare sempre è il suo motto; dare una versione edulcorata della realtà è il suo imperativo, confidando sempre che i suoi boiardi non lo abbandonino.
La destinazione delle risorse prende sempre una strada diversa da quella necessaria per combattere le mosche.
L’informatizzazione del sistema per il controllo dello spostamento delle mosche e l’assunzione dei relativi boiardi ha volatilizzato i contributi che sono affluiti copiosi nelle casse del Consorzio.
D’altronde chi è stato assunto per rilevare lo spostamento può essere adibito all’attività di distruzione degli insetti?
Bisogna trovare ancora dei schei per finanziar nove iniziative.” La ricerca di Presidente per trovare nuovi fondi è spasmodica; poiché i contributi non sono infiniti sollecita donazioni da parte di tutti gli uomini e donne di buona volontà.



7.              Capitolo. La Corte di Giustizia.


L’avviso a comparire presso la Corte di Giustizia è arrivato di buon mattino, portato da un solerte ufficiale giudiziario che ha abbozzato un sorriso di circostanza.
Non si sa se di sostegno o di soddisfazione per il fatto che finalmente anche i potenti e non solo i poveracci ladri di mele sono raggiunti da un avviso di garanzia.
Filisteo, come al solito rumorosamente alla porta di Presidente trascinando la sua gamba offesa, precisa imbarazzato “Presidente xe rivà un altro aviso. Ghe o go portà subito.
Lui non fa un minimo cenno, pensa che il potere sia come una calamità per le procedure giudiziarie
Le sue preoccupazioni sono però altre.
Arrivare al potere e tenerlo stretto per la maggior parte del tempo possibile questo è il problema più importante da risolvere.
Bisogna guardarsi dai nemici, che vogliono strappare le maggioranze da cui dipendono le comode poltrone, e dagli stessi amici che recla-mano un posto al sole e che sono disposti a tutti i colpi, anche i più bassi, per raggiungere il loro intento.
La qualità principale di Presidente è la calma.
Non c’è bufera personale o in seno all’Organiz-zazione che lui non affronti con una flemma inglese: imperturbabile.
Nessuna emozione, nessun segno apparente di tensione.
La tranquillità è una qualità indispensabile; perché fare trapelare un seppur piccolo turba-mento che può essere pericoloso?
Un’emozione è come una fessura in una diga.
Basta un piccolo pertugio per consentire di penetrare ad una piccola infiltrazione destinata a creare col tempo una falla inarrestabile.
Le tensioni le scarica in privato.
Il dott. Rossi è il suo bersaglio preferito.
Scarica su di lui la rabbia dovuta ad insuccessi o anche a piccoli contrattempi a seconda dell’umore.
Il dott. Rossi è abituato a sentire le ire dei potenti; col suo comportamento servile accetta tutto e si scusa non sa bene di che.
Lui sa, però, che l’importante è fare autocritica e prendersi anche delle responsabilità non sue che poi avrebbe messo regolarmente nel conto.
L’avviso lo ha colto impreparato. Come un fulmine in una bella giornata di sole caldo non è proprio prevedibile.
Xe stada qualche to troiada.” si scaglia contro il dott. Rossi “Xe per questo che adeso semo nela caca!”
Lui sa bene che sono molte le decisioni che possono dar luogo ai procedimenti instaurati dalla Corte.
Una nomina che non rispetta le regole, un appalto la cui aggiudicazione sollevi dei dubbi sull’erogazione di possibili tangenti, un pagamento non autorizzato da tutti i pareri previsti.
Ai cavilli legali ci devono pensare gli avvocati.
Ghe xe sempre l’Apelo e la Casazion e la Corte Costituzional.” Il dott. Rossi minimizza confidando nei tempi biblici della giustizia
D’altronde l’Organizzazione ha pensato a creare le norme che disturbino il meno possibile i manovratori.
Il garantismo portato a livelli esagerati consente di ritardare il più possibile le decisioni della giustizia.
Per Presidente essere in grado di ritardare i verdetti dei giudici è più che sufficiente per rimanere tranquilli, per non perdere mai la calma. Il passare del tempo consente di trovare le soluzioni che al momento sembrano impossibili da realizzare.
Che te ne importa di una condanna definitiva quando sei diventato vecchio intanto hai vissuto da leone per tutta la tua vita.

Nessun commento:

Posta un commento