lunedì 14 gennaio 2013

I tre fratelli. Il divorzio



Il nonno Toni e la nonna Paulette sono troppo diversi e al loro unione non regge.
I suoi frequenti viaggi in Ungheria lo hanno messo nella condizione di crearsi un’altra famiglia.
Per Anna Giulia è stata un grosso dispiacere.
Suo padre la vuole, però, coinvolgere nei suoi affari.
Nel suo  traffico di scope e nel suo campionario di articoli per la pulizia della casa una ragioniera può trovare una collocazione determinante.
E’ per questo che manda la Titti a Vienna a studiare tedesco e ad imparare qualche nozione di ragioneria.
La Titti è una ragazzina un po’ viziata con non molta voglia di studiare che non conosce una parola di tedesco.
Per porre rimedio non c’è che una soluzione inviarla in un collegio tedesco non frequentato da italiani per potere conseguire il massimo profitto sia in tedesco sia in materie economiche.
A Toni basta che la figliuola quel poco che possa servire a inserirla nell’azienda paterna.
Un cura d’urto che ha avuto risultati solo a metà.
La Titti per sopravvivere a Vienna in mezzo a tutti quei mangia crauti non ha potuto fare altro che imparare il tedesco ma le materie economiche non le sono proprio entrate in testa.












Il primo dei fratelli a convolare a nozze è Paolo.
Vanno a vivere  a Padova dove Paolo  trova un ottimo lavoro di assistente all’Ospedale.
Galeno Ceccarelli chiamato a dirigere l'Istituto di Clinica chirurgica dell'Università di Padova, vuole Paolo nella sua squadra.
Il maestro è dotato di grande preparazione teorica e di raffinata tecnica operatoria.
Lui si è impegnato nello studio delle nuove branche specialistiche che vanno staccandosi dalla chirurgia generale e, in particolare, della cardiochirurgia ed dell'anestesia, fondando un'importante scuola chirurgica.
Il Professore ha chiamato a Padova una schiera di giovani motivati  a portare avanti gli studi che stanno dando vita al Trattato Italiano di Patologia Chirurgica.
 Paolo fa parte della squadra e pubblica il Manuale di anestesia nel 1949.
“Ho bisogno di un chirurgo che sappia cos’è l’anestesia per condurre in porto un piano di ricerche in competizione con l’Università di Torino sulla possibilità di operare  al cuore arrestando la circolazione sanguigna corporea” dice il maestro.
“Sono pronto ad impegnami nelle nuove tecniche operatorie che consentono di operare al cuore” risponde Paolo che non rinuncia alle imprese che sembrano impossibili.
Paolo sperimenta la possibilità di operare sul cuore realizzando una circolazione extracorporea .
In tal modo il cuore non sanguina per il tempo necessario ed il sangue continua a circolare nel resto del corpo pompato dalla macchina cuore polmone artificiale creata da Paolo.
Dopo il lavoro in Ospedale il giovane chirurgo alla sera continua il suo paziente lavoro di sperimentazione e di studio per dare la giusta autorevolezza alle sue  pubblicazioni scientifiche che gli sono indispensabili se vuole  prepararsi alla docenza di Anestesiologia. 
Nelle mani degli adulatori Paolo così forte e determinato diventa una gallina dalle uova d’oro
Un improvvisato costruttore di macchine per la circolazione extracorporea gli spilla una montagna di quattrini per costruire e promuovere il macchinario che deve portare al successo chimico ed economico.
La competizione ha un successo solo parziale perché a realizzare la macchina per prima è la squadra dell’Università di Torino.
Le cose comunque vanno per il meglio.
Paolo e la Titti hanno preso casa in un signorile appartamento in Via Altinate.
Toni Facco stravede per il genero che rappresenta il professionista  borghese e  preparato che ha sempre desiderato per sua figlia e sostiene economicamente la vita brillante del giovane genero impegnato nella ricerca scientifica.
La Titti programma un figlio ogni cinque anni.
“Così sono sufficientemente vicini e si fanno compagnia”  dice soddisfatta citando il proverbio veneto che vede nel tre il numero perfetto della figliolanza..
In dieci anni le figlie saranno tre : tutte femmine!
Giovanna la più grande, Maria Antonietta e infine Isabella.
Poi basta!
Sono gli anni del dopoguerra.
Sono gli anni del miracolo economico italiano.
C’è tutto da ricostruire.
La manodopera non basta mai; le iniziative si moltiplicano in una sorta di liberismo economico che tutto concede senza burocrazia senza tanti permessi.
Ogni attività va bene.
Titti per arrotondare  con l’aiuto del cugino ingegnere realizza delle costruzioni e vende gli appartamenti con un buon margine.
Questi affari, sponsorizzati da Toni,  consentono alla famiglia del giovane medico con pochi proventi, ma molte speranze , di condurre una vita da benestante  e di frequentare la buona società padovana.
Le  tre figlie non sono di troppo incomodo perché ci sono la Gina e soprattutto la piccola Germana che le seguono con amore e le tengono a bada.
Così si possono frequentare e ricevere  gli amici con grande classe.
La Gina è una cameriera veneta arguta e sveglia tutto fare . Pulisce  e cucina un vero fenomeno nel preparare cene ai numerosi ospiti che fanno gruppo con i brillante chirurgo e signora.
La Germana è la tata.
E’ la nipote della Gina che come tutte le figlie delle famiglie numerose che vivono in campagna si danno da fare per arrotondare i magri bilanci degli anni dopo guerra.
La Germana è come una sorella maggiore che tiene a bada le tre sorelle.























Giovanni studia con profitto, lui non ha obiettivi accademici, raggiungere la laurea in Medicina per lui è già un ottimo risultato.
Giovanni è il fratellino più piccolo: alto, atletico, determinato, professionista rampante.
Giovanni ti ispira subito simpatia e fiducia per il suo approccio franco e cordiale.
In gioventù ha avuto un successo strepitoso con le donne dovuto al suo carattere, al suo fisico, al suo passato di atleta e soprattutto alla sua fama di macio.
Le medaglie ai nazionali nella staffetta quattro per quattrocento e nei quattrocento metri ostacoli e la sua fama di duro dovuta al fatto di essersi difeso strenuamente nell’affermare il ritorno di Trieste all’Italia sono un passaporto sicuro per essere conteso da un numero esagerato di biondone.
A Brescia ci sono  state diverse manifestazioni irredentiste, dopo l’uccisione di un giovane triestino, Pietro Addobati il 5 novembre 1953.
Ignaro dello scopo della manifestazione indetta dal Ministro Pella, Giovanni si trova nel mezzo della folla degli studenti che vi partecipano.
Qui  Giovanni viene contestato da alcuni che la pensano diversamente.
Sono gli operai tutti rossi , come dice il Nino, della O.M. che sono stati mandati fuori dalla fabbrica col disegno di stroncare le manifestazioni pro Trieste.
In Corso Magenta Giovanni che sta andando a scuola si è unito con altri liceali più per bigiare che per patriottismo.
Quelli della O.M. sono tanti grandi e grossi con le bandiere rosse e picchiano i manifestanti per disperderli.
I contro manifestanti fanno, però, lo sbaglio di colpire una giovane castana, alta e slanciata su cui Giovanni ha riposto le sue attenzioni.
E’ la morosa dell’orefice che frequenta anche lei le manifestazioni studentesche.
Buttati i libri Giovanni senza pensare tanto alle conseguenze (se li avesse per caso smarriti come poteva fare a ricomprarli) si mette in guardia  con i piedi ben piantati per terra e si mette a dare sventole.
Giovanni dà spettacolo.
Ad ogni cazzotto uno degli avversari  va  a terra .
Una randellata insidiosa lo colpisce sugli zigomi che si gonfiano e lo fanno lacrimare di rabbia.
Lui è uno che non si fa spaventare dai manganelli.
Resiste, scappa e affronta gli avversari che si impuntano a seguirlo uno per volta senza lasciare scampo.
Per uscire dall’impiccio dicono che a furia di cazzottoni dovette stenderne un discreto numero per dissuaderli a dare fastidio e riuscire a cavare lui e i suoi amici dai pasticci aumentando così, come patriota risoluto, la sua fama.
Giovanni è molto indaffarato con affari di cuore.
Le sue amiche lo frequentano volentieri e lo desiderano come compagno.
Da bravo figliuolo Giovani puntualmente quando la relazione acquista un qualche significato porta le sua amica di turno ad Ospedaletti per sentire il parere di mamma Aurelia che ha molta influenza su di lui.
C’è però un problema le belle figliuole che piacciono a lui non sono gradite alla famiglia!
Non solo mamma Aurelia è particolarmente esigente ma anche Paolo è severo e vuole il meglio per il suo fratellino.












Finita la guerra  Giovanni è al Campo Giuriati a Milano per una gara con la squadra di atletica.
Nello scendere in pista non può notare una svedese che fa girare la testa a tutti : alta e bionda è proprio uno schianto!
Lei è Lisen Loven di Malmo è seduta lì a fondo pista a seguire le gare anche lei una atleta ed ha appena concluso la gara di salto in lungo con una buona prestazione.
Giovanni le si avvicina  e le consegna la giacca della sua tutta che ha appena sfilato dalle spalle.
“ Adesso vinco e poi me la ridai.” le sussurra.
Dopo un a gara perfetta dove gli ostacoli vengono superati con scioltezza da un Giovanni in forma smagliante lui sorridente ritorna.
“ Hai visto che sono stato di parola. “ dice sventolando al medaglia d’oro.
La Lisen deve ripartire per la Svezia il giorno dopo.
“Peccato , ma ti vengo a trovare dammi l’indirizzo.” dice Giovanni che non è abituato a perdere del tempo in fronzoli.
La sera stessa lancia la notizia alla Aurelia.
“ Ho conosciuto la Lisen a Milano, ma riparte per la Svezia domani così ho deciso di andarla a trovare.”
“ Ma si… vaghe.” Sentenzia la mamma.
“Moglie e buoi dei paesi tuoi “ gli declina Paolo.
Il fratello maggiore si inventa mille complicazioni per una unione fra persone appartenenti a nazioni così diverse per  cultura e tradizioni.
Gioanni non pensa certo che possa nasce re una relazione amorosa profonda ad una simile distanza e comunque non si pine il problema.
“Non mi interessano per  niente i tuoi consigli” risponde indispettito “ Io seguo il mio cuore e continuo l’amicizia. Anzi parto per Malmo  per continuare a stare con chi mi sta simpatico.”
“ Fai quello che vuoi ma vedrai che i fatti mi daranno ragione” gli risponde il fratello maggiore.
Giovanni alla Lise vuole bene davvero : un bene dell’anima.
Come non si può volere bene ad una ragazza alta slanciata coi capelli biondi l’incedere flessuoso delle nordiche libera nei rapporti e nell’amore?
I fatti hanno portato alla rottura, ma non perché fosse di un altro paese, non perché Paolo glielo abbia sconsigliato,  ma perché Giovanni ha un carattere volubile.
Le donne dopo un po’ lo stancano.
Dato che queste relazioni sono bollate come negative  da tutta la famiglia lui trova proprio un appoggio alla sua volubilità proprio da quelli che avrebbero dovuto invece farlo riflettere a prendere una decisione definitiva nei confronti di una di quelle persone che lui effettivamente ama.
Lui si aspetta che gli dicano. “ Giovanni segui il tuo cuore non abbandonare un grande amore.
Non essere così scemo di perdere una occasione così perché il grande amore non offre un’altra possibilità.”
Invece no gli dicono di seguire quella voce perfida che gli suggerisce “Guarda Giovanni che ne hai già trovata un’altra che ti impegna di meno.
Non vuoi mica fare la fine del giovane sposo intento a cambiare pannolini e a scaldare biberon?”
Quando ha accompagnato Lisen a Como al treno che deve riportarla in Svezia, tira un sospiro di sollievo quando la convince che è meglio rimanere buoni amici perché la passione è finita..
“Il peso dei rapporti fissi con le donne non lo riesco proprio a reggere , dopo un po’ devo riprendere la mia libertà” confida ai suoi amici più cari.
“Più le donne le bistratto e più mi corrono dietro.
Quando ho capito che la relazione non può essere duratura ho preferito troncarla rendendola più difficile per lei.
Da galantuomo ho riconosciuto subito Elena il frutto dell’amore.”
E’ questo il segreto più intimo del latin lover forte ed esuberante.

La seconda importante fiamma  è figlia di un noto antiquario.
La Faustina ha un carattere aperto e disponibile a conoscere le altre donne di Giovanni.
Lei ci tiene, forse, per capire la chiave segreta che porta diretta al cuore dell’amato.
Una donna dolce delicata e amante dell’arte . Questa passione l’ha ereditata dal padre antiquario che stravede per Giovanni e che vorrebbe introdurlo ai suoi commerci di quadri e mobili antichi.
Anche con la Faustina la storia è durata un paio d’anni.
Giovanni traditore e sciupa femmine intreccia contemporaneamente altri rapporti con altre amiche.
La Faustina sopporta pazientemente pur accorgendosi che le attenzioni sono rivolte anche altrove.
Lei cerca di raggiungere l’obiettivo.
Non c’è però possibilità di vincere questa voglia che ha Giovanni di interrompere i suoi rapporti anche con le donne a lui più care
Quando si sente sul punto di essere ingabbiato abbandona il nido che la donna che la donna gli sta costruendo attorno.
“ Non posso stare più con te , non ti amo più e se non c’è l’amore è inutile continuare” è la stessa frase che l’amante traditore ripete tante volte.
Una condanna che non ammette nessun appello.
E’ una sentenza definitiva.
Quale donna può volere continuare una relazione senza amore?










Paolo pensa solo alla carriera  e si tiene lontano dai problemi del fratello e a quelli che Giovanni si crea mettendo al mondo dei figli che regolarmente riconosce .
“Forse pensa che voglia insidiare le mogli e le figlie dei suoi amici o che non sia una persona che gli faccia fare buona figura nella società perbenista che frequenta “  rimugina Giovanni che vorrebbe forse trovare qualcuno che lo indirizzi che gli dica che sbaglia e magari lo conduca da una delle sue ex.
Paolo è troppo preoccupato del suo ruolo di professore carrierista per ascoltare o partecipare ai problemi spiccioli dell’altro fratello.
E’ tutto invasato di essere lui il centro della famiglia ed è prodigo di consigli non richiesti che naturalmente leggono i problemi a suo punto di vista che ignora di vedere quello dell’interlocutore.
Paolo, però, si è messo in testa che la ragazza vuole sposare Giovanni per interesse e mette di nuovo il veto.
Giovanni è obbediente e visto che gli sconsigliano di sposarsi con le sue simpatiche amiche aspetta la prossima rinunciando a concludere  anche storie  cui ci tiene.
Aspetta l’autorizzazione definitiva
“Una lasciata, mille trovate” gli ripete il fratellone.
Finché i parenti tutti si sono stancati dalle continue avventure di Giovanni.
“ Basta non cambiarne più di donne. Devi mettere la testa a posto e farti una famiglia vera.” gli continua a ripetere la mamma Aurelia.
“Va bene.”  risponde Giovanni da figlio ubbidiente  e senza discutere ha ripiegato su di una donna con pochi entusiasmi tutta lavoro e famiglia di tradizione delle sue terre bresciane.
E’ un matrimonio che non è stato causato da un colpo di fulmine ma da una matura riflessione fra due persone più mature.
E’ comunque un matrimonio destinato a durare nel tempo perché entrambi i coniugi sono desiderosi di raggiungere l’obiettivo dell’unione benedetta dalla chiesa.
La Maria è una donna più giovane di Giovanni sorride poco in compenso è circondata perennemente da una nuvola di fumo portata dalle sigarette che accende di continuo.
E’ una brava donna di casa dedita al menage familiare e all’educazione delle due figlie che allietano l’unione.
La relazione regge comunque finché i due stili di vita leggermente diversi non configgono definitivamente.
Il conflitto diviene palese quando le due figlie diventano grandi ed i genitori non sono più uniti dal collante naturale ceh è dato dall’amore dei figli e non sono più propensi a perdonare stili di vita che non condividono.
























La gita a  Pontepossero è fra le scampagnate la più amata dai tre fratelli perché lì possono ritrovare i cugini.
Paolone è sicuramente il più simpatico pronto sempre a combinarne di tutti i colori. Lui è il maschio prediletto dal padre Nino che il ha deciso di affidargli la missione particolarmente delicata di acquistare dei terreni agricoli in Argentina.
Paolone è il compagno preferito da Giovanni per le sue avventure galanti.
I due sono una coppia di rubacuori.
“Se ci sono delle belle donne in Argentina fammi un fischio che arrivo” gli confida Giovanni che non si accontenta delle avventure che ha già in cantiere.
Paolone deve recarsi in Argentina con una somma esagerata.
Il Nino ha deciso di affidargli gran parte dei risparmi della sua ricca famiglia di agricoltori per comperare una azienda agricola in quel paese lontano dove gli hanno detto che costano pochissimo.
“Affido a te i risparmi di una vita di lavoro perché tu faccia fortuna in un grande paese e sperando che questa iniziativa possa portare prosperità alla nostra famiglia” gli dice Nino abbracciando forte quel figlio prediletto.
Lì le terre hanno estensioni immense si possono allevare le vacche allo stato brado su distese sconfinate.
E’ la solita vecchia storia che afferma come l’erba del vicino è sempre la più verde.
Il fascino del lontano portatore di affari e fortuna ha irretito il vecchio pater familia.
Lo zio Nino vuole che questa possibilità sia riservata al figlio più amato.
Al giovane Gianfalco, coetaneo dello cugino Giovanni, resterà la tenuta di famiglia e l’onere di costituire la dote per le altre figlie.
Sono tutti lì quella domenica di settembre per festeggiare l’imminente partenza per l’Argentina e per ascoltare le promesse di Paolone.
La realtà che si presenta in quel paese lontano e del tutto diversa.
Paolone arrivato in Argentina ha subito capito che la vita del coltivatore non fa per lui.
Le grandi aziende in vendita per pochi denari sono nel cuore di un paese immenso.
Non ci sono strade, non ci sono collegamenti facili con le città.
L’investimento in quelle località sperdute ti può dare solo una grande quantità di lavoro e ti condanna inevitabilmente  ad un esilio sperduto nella pampas argentina ad allevare mandrie di vacche lontano dai piaceri della città, dal tango e dalle bellezze del sud america.
I messaggi del giovane Paolone all’inizio sono frequenti.
“Sto bene, sono di continuo in giro a visitare aziende immense, ma sono troppo lontane dai centri abitati.” ripete un po’ demoralizzato
“Ho visitato una azienda bellissima. Il bestiame pascola tranquillo allo stato brado nelle pampa è uno spettacolo.
Pensare di vivere in una  azienda come questa  spersa nelle lande del paese mi mette , però, l’angoscia.”
Una azienda poi non va bene per la qualità della terra, l’altra  non è buona da pascolo, l’altra ancora  è troppo mal collegata al paese più vicino, un’altra è troppo piccola e l’ultima non consente grandi guadagni.
Alla fine il padre gli dà l’ultimatum.
“Concludi l’affare . E’ troppo tempo che sei via da casa. Devi metterti a lavorare davvero.”
A quel punto i messaggi si fanno sempre più radi ed interlocutori.
Paolone ha trovato un’occupazione più piacevole frequentando gli alberghi più lussuosi della capitale e i locali notturni più alla moda circondato da bellezze argentine mozzafiato di cui però non ha dato notizia al padre.
Fino all’ultimo Nino ha aspettato la notizia dell’acquisto dell’azienda.
Paolone, al contrario, ha fatto perdere le sue tracce limitandosi a dare saltuarie notizie sul suo stato di salute.
Finché un bel giorno è ritornato a casa quando gli ultimi soldi sono terminati.
Nino quando lo ha rivisto lo ha abbracciato e non gli ha chiesto nulla.
“Sono troppo felice di rivederti. Rimani con noi!” gli ha sussurrato.




























“Paolo, c’è un concorso a primario chirurgo a Cremona dove conosco il direttore sanitario che ha sposato la Elsa di cui sono attualmente buon amico.
A Padova la carriera è lunga e per uno che ha già due figlie è meglio trovare un posto fisso sicuro e redditizio piuttosto che continuare a fare esperimenti sul cuore  e polmone artificiali che se non hai forti appoggi in Università rischi di rimanere al palo per anni.” Il consiglio è di Giovanni che ha la vista lunga e non si fida delle promesse di future carriere universitarie.
“ Bene possiamo andarlo a trovare e informarci sul concorso.” consente Paolo.
Il fratello scapestrato finalmente ha visto giusto e fornito un ricetta sensata, pensa Paolo in cuor suo.
La Elsa è una cugina della mamma che non si esime di mettere i suoi buoni auspici per mettere Paolo nelle migliori condizioni per potere affrontare il concorso.
“ Sì c’è un concorso di primario chirurgo” conferma il direttore sanitario “ di concorrenti preparati come te ce ne sono pochi, caro Paolo.
Speriamo che una volta bandito non ci sia la solita invasione di concorrenti.” assicura.
Una volta bandito il concorso la cosa si complica non tanto dalla presenza di molti concorrenti, ma dal fatto che essi trovano potenti sostegni che sostengono la loro candidatura.
Su una cosa il direttore sanitario non sbaglia, concorrenti preparati come Paolo ce ne sono pochi.
Come deve essere in rapporto ai titoli e alle prove sostenute Paolo vince il concorso.
Il risultato non è sufficiente perché il concorso viene annullato.
Paolo non si fa scoraggiare e immancabile si ripresenta.
Si ripete.
Paolo vince di nuovo, ma il concorso viene annullato per la seconda volta.
Si ripete.
Ogni volta la Commissione di esame non può che dichiararlo vincitore
I suoi titoli e la sua professionalità sono inattaccabili.
Così a poco a poco la resistenza, anche la più temibile si scioglie come neve al sole.
Paolo vince di nuovo, ma il concorso viene annullato per la terza volta.
I baroni locali vogliono a tutti i costi imporre il loro candidato.
Finché alla terza ripetizione del concorso il merito viene finalmente premiato.
Ora questi concorsi non ci sono più e le nomine dei primari sono una scelta discrezionale dei potenti che dicono:
“Abbiamo scelto il migliore” prendendo per i fondelli chi crede nella meritocrazia e nella correttezza delle procedure amministrative.
La proclamazione del risultato finale del concorso è stata per Paolo  una vera fortuna perché nel frattempo la morte del maestro padovano ha fatto sfumare la cattedra universitaria.
“All’Università si arriva per chiamata, se non c’è una voce che ti invita dall’interno è meglio non partecipare.” ripete Paolo che difficilmente si è ritirato da un competizione anche accademica.
Le resistenze sono troppo forti e i rischi di passare una vita a corre dietro a bandi, ricorsi e arrabbiature scoraggia anche i più temerari.











Condurre in due una azienda agricola non è facile anche se i soci sono fratelli.
E’ praticamente impossibile soprattutto se i caratteri dei soci sono autoritari e ognuno vuole sempre fare valere le sue ragioni.
Così Giovanni quando gli viene proposto di rilevare al 50% un'altra azienda  tenendo in comunione la proprietà della Chitina decide di non aderire alla proposta.
Condurre assieme la Chitina è stato motivo di qualche discussione.
Propone a sua volta a Paolo di acquistare la quota della Chitina di sua proprietà.
Il professore può così con le risorse che gli provengono da quella vendita comperare autonomamente la nuova azienda di dimensioni più consistenti.
Giovanni ritiene che amministrare una azienda di grandi dimensioni sia troppo complicato per due professionisti impegnati già nel difficile campo sanitario.
Richiamare Paolo alla realtà dei fatti è un’offesa.
“Cosa vuoi che sia amministrare delle coltivazioni ed un allevamento di bestiame per me che salvo tutti i giorni delle vite umane?
Basta controllare il fattore ed i contadini che lavorano per te.” per Paolo tutto è semplice.
“O comando io e fai quello che ti dico o sei un mio nemico” con questo motto il professore va alla conquista di immaginari successi nel mondo agricolo.
Dimentica che il successo ha bisogno di fedeli collaboratori e di sostegno che deve essere partecipato valorizzando i sottoposti senza trascurare alcun anello della catena che lo costruisce.
Paolo è un entusiasta ritiene di avere delle possibilità intellettuali in grado di risolvere ogni problema gestionale.
Uno come lui con radici contadine che per di più opera e tutti i giorni decide della vita e della morte delle persone che gli si affidano non sarà capace di condurre una azienda agricola?
Lui è un grande professionista i suoi meriti sono riconosciuti da tutti.
Lui guadagna ed ha i mezzi sufficienti per permettersi di realizzare il sogno di suo padre .
Con un mutuo garantito dai suoi guadagni derivanti dalla professione sanitaria l’affare può dirsi concluso.
Paolo vuole avere la azienda più bella della provincia con una grande stalla e magari chissà, se le cose andranno bene,  anche un caseificio.
Il professore è oramai un affermato primario chirurgo a Cremona.
La città è adagiata in riva al Po.
Il fascino del grande fiume contagia il professore la sua azienda non può che essere in riva al Po.
Il Ballottino è un’azienda agricola posta in una località che l’uomo da sempre contende alle acque.
Dopo avere attraversato ordinati campi coltivati si arriva all’ultimo argine prima del Po.
Bisogna ancora proseguire all’ombra degli ultimi solitari  pioppeti prima di arrivare.
Gli unici compagni che incontri nel solitario cammino sono i corvi, che fanno buon pasto del mais appena seminato osservandoti a debita distanza, i fagiani, che si rifugiano paurosi nelle boschine, e le lepri, che scappano via zigzagando al primo rumore.
Eccoli i sabbioni maestosi e deserti del grande fiume.
Il piede affonda in una sabbia fine, sembra di camminare su lidi lontani ed invece siamo a due passi dalla città.
Un angolo di paradiso incontaminato a qualche chilometro da Cremona.
Dal corso d’acqua e dal sistema dei canali irrigui l’agricoltura trova la sua ricchezza.
Gli amici più fidati gli hanno sconsigliato, invano, di iniziare un allevamento di bestiame, per di più di grandi dimensioni in una azienda rivierasca.
“Nei momenti di piena Lui, come lo chiamano i contadini della bassa, incute  paura” gli confida il Paolino un agricoltore che ha l’azienda al riparo dell’argine maestro.
“Quando le acque si ingrossano, il fiume esce dagli argini e allora son dolori per quelli che Lo hanno voluto sfidare da vicino” precisa l’amico agricoltore.
Il Professore è uno dei tanti che, incuranti dei ritmi naturali, sono desiderosi di potenziare le proprie attività coltivando anche in golena.
L’ottimismo ed i calcoli avventati conducono ad una pessima pianificazione economica.
Il Professore ha acquistato queste terre ed ha deciso di ritornare alle tradizioni agricole della sua famiglia, incurante dei consigli di tutti quelli che hanno il giusto rispetto del fiume.
“Voglio realizzare  una grande stalla.” Confida agli amici agricoltori.
“Paolo ma sei a due passi dal primo arginello che il più delle volte riesce a fermare l’impeto delle acque, ma è ancora lontano dalla protezione dell’argine maestro, se viene una piena avrai un sacco di problemi!” gli conferma Giancarlo.
Lui è un vero agricoltore della bassa.
Uno di quelli che non esita a mettersi sul trattore per andare avanti indietro per i campi tutto il giorno dall’alba al tramonto.
La sua faccia è larga e le mani sono enormi aduse al lavoro nei campi.
E’ un grande mangiatore, un  intrepido bevitore, un incallito amatore, un divertente narratore di barzellette e di storie della gente del fiume.
Giancarlo era lì quando il Po ha rotto gli argini in Polesine e tanti hanno dovuto abbandonare cascine stalle e animali.
Molti agricoltori hanno perso tutto quello che avevano realizzato con lunghi anni di fatiche.
“Non è detto che quello che è capitato agli altri debba capitare anche a me” gli risponde superbo il professore incurante dei consigli disinteressati  di chi gli vuole bene.
“Il Po ha scavato molto. Ora il suo argine è più profondo. Non ci possono essere piene pericolose oppure verranno una ogni dieci quindici anni ed io avrò guadagnato quanto basta per ammortizzare i danni!” risponde sicuro.
Il professore va avanti imperterrito nel suo progetto di realizzare una azienda modello con una stalla imponente che tutta la provincia deve ammirargli.
L’ambizione è una cattiva consigliera soprattutto se non hai nessuna intenzione di ascoltare le opinioni diverse dalle tue.
La voglia di essere il più grande e il più bravo è una molla che ti spinge a fare le cose più insensate.
La stalla più imponente è realizzata in un battibaleno.
E’ lo stesso professore ad indicare al progettista i particolari dell’azienda più grande  e più bella della provincia.
Con la realizzazione dell’azienda e della relativa stalla per la produzione del latte nascono anche i problemi finanziari, di gestione del personale e delle vendite.
Sono questioni difficili da affrontare come secondo lavoro.




















La Gabriella è la figlia di zia Maria sorella di Nino di Pontepossero e zia dei fratelli Mondini.
Suo padre è un grosso commerciante che realizza la produzione di spettacoli teatrali per l’Arena di Verona.
La Gabriella è coetanea di Giovanni è una donna simpatica, allegra e divertente.
E’ una donna imponente che ispira fiducia.
E’ sposata con Rino suo grande amore.
Non si può pensare a lei senza vedere comparire anche lui.
E’ stata una bella storia la loro.
Si sono sposati ed hanno incominciato a metter su una famiglia numerosa.
I rapporti con i cugini sono molto forti soprattutto con Giovanni che è loro coetaneo.



Rino è di una allegria travolgente trova tutto molto divertente è un piacere la sua compagnia.
Scherza su tutto e si diverte molto a proporre a Paolo di fare una piccola operazione, un intervento banale di asportazione di un lipoma.
E’ sicuramente preoccupato come tutti coloro che non hanno piacere di farsi tagliuzzare dai medici , ma non vuole darlo a vedere.
“ Se ti me paghi te fasso cavar via el lipoma.” Continua sornione a stuzzicare il professore che sta al gioco e propone una piccola somma per effettuare l’intervento solo che per Rino la somma è sempre troppo bassa.

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